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Pierre de Bourdeille signore e abate di Brantôme redasse Vie des dames galantes tra il 1583 e il 1585. La prima edizione fu stampata a Leida per i tipi di Jean Sambix il giovane tra il 1665 e il 1666, ma si basò su una copia mediocre di manoscritti originali. Successivamente Ludovic Lalanne curò la versione considerata scientificamente la più valida per la “Société de l’Histoire de France” stampata a Parigi tra il 1864 e il 1882.
L’autore definì “trattato” questa sua opera. I personaggi sono quelli che popolano la corte di Francia nella seconda metà del secolo XVI; sono principi e duchi, regnanti e cortigiane famose, cerimoniosi aristocratici. Brantôme avvolge tutti i personaggi nella nebbia di un prudente anonimato, ma gli studiosi hanno da tempo diradato queste nebbie dando un nome e un’identità ai protagonisti di questa serie di piccanti aneddoti, attraverso i quali possiamo tuttavia scorgere il concetto di morale gaudiosa e godereccia che permeava l’epoca.
Il “discorso” che apre l’opera tratta del tradimento e delle reazioni dei mariti cornuti, eventualmente vendicatori, e di dame violate. In base a varie esperienze tutte dettagliatamente documentate dall’esperienza l’autore passa poi a discutere su quale sia il senso – tra vista udito e tatto – che maggiormente contribuisce a rendere l’amore stimolante e appagante. Esempi tratti sia dall’antichità che dalla vita dei santi introducono la dissertazione sulle doti amorose di una bella gamba. Si passa poi a prendere in considerazione altre preferenze in amore, per esempio quelle che portano a preferire una donna matura rispetto a una più giovane.
La dissertazione su quale donna – la vergine, la sposata o la vedova – sia più focosa assume aspetti ironico-filosofici tesi a dare una sistemazione teorica alla spinosa questione. Gli esempi provenienti dalla storia antica stanno a dimostrare la preferenza delle dame oneste e di valore per gli uomini che dimostrino coraggio e volontà non solo sul campo di battaglia ma anche nell’intimità delle camere da letto. Viene infine posto il dilemma se sia meglio o più conveniente parlare male delle donne piuttosto che tacere.
La traduzione che presentiamo è quella di Eugenio Giovannetti che entrò nel pubblico dominio all’inizio del 2022 ed è la prima traduzione italiana di una certa completezza e attendibilità. Il traduttore presenta l’opera con una breve prefazione che partendo dal profilo biografico di Brantôme presenta poi l’opera dicendo:
«Brantôme non è un narratore fine, non sa nè le grandi scaltrezze, nè la grande semplicità dell’arte: è un uomo che racconta storielle grasse con bonaria sciatteria, con un linguaggio fluente e famigliare, come se ciò che dice fosse la cosa più naturale, la cosa più candida di questa terra.»
Abbastanza diverso è il parere del più illustre – e più rigoroso sia dal punto di vista filologico che della completezza – traduttore Alberto Savinio che presentando l’opera scrive:
«Noi pensammo dunque che il miglior mezzo per rompere la nefasta fama che toglie dalla libera circolazione queste opere belle e meritevoli di essere lette da tutti, è il divulgarle, non più sotto il velo del libro clandestino ma nella veste chiara e nobile del libro classico.»
Non c’è dubbio che la traduzione di Savinio, del 1937 per l’editore Formìggini, abbia sdoganato quest’opera di Brantôme dalle collane di testi galanti e magari un po’ osceni dandole invece la più consona collocazione tra i grandi classici. Adesso è nel pubblico dominio anche la traduzione di Savinio e contiamo di riuscire a proporne l’edizione digitale prossimamente nell’ambito del progetto Manuzio.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Poichè sono le donne, che hanno creato le corna e son esse che fanno cornuti gli uomini, io ho volùto introdurre il seguente discorso in questo libro, ancor che d’uomini insieme e di donne io sia per parlare. So bene di accingermi ad una grande impresa di cui non riuscirei a mostrare, se volessi, la fine; chè tutta la carta della Camera dei Conti di Parigi non basterebbe a contenere la metà delle storie: sì degli uomini che delle donne. Ma pure io ne scriverò finchè potrò e, quando non potrò più, getterò la mia penna al diavolo o a qualche buon amico, che penserà a raccoglierla: e intanto domando scusa se in questo discorso non osservo ordine nè misura, inquantochè sì grande disordinata e varia è la folla di siffatta gente, e di tali donne, ch’io non conosco sergente di battaglia bravo e gagliardo tanto che possa disporle in bell’ordinanza.
Per lo che, seguendo la mia fantasia, vo’ dire secondo la mia fantasia, vo’ dire secondo il mio piacere in questo bel mese d’aprile, che ne rimena il tempo per la buona caccia ai cornuti, dico, ai novi uccelli di frasca, chè degli altri se ne fa e se ne vede in tutti i mesi e le stagioni dell’anno.
Scarica gratis: Le dame galanti di Pierre Brantôme de Bourdeille.