Il pubblico conosce Conan Doyle soprattutto per il personaggio di Sherlock Holmes. Ma l’attività di romanziere di questo autore ha spaziato attraverso i generi letterari con grande disinvoltura e abilità narrativa e di stile. Quindi oltre alla più nota attività nel genere investigativo, Conan Doyle fu scrittore notevole nel genere avventuroso, fantastico, di fantascienza, horror, oltre che poeta.

In questo caso presentiamo nel presente e-book un suo romanzo di genere storico, Sir Nigel. Fu pubblicato la prima volta a puntate tra il 1905 e il 1906 su “The Strand Magazine” e su “Boston Sunday Post” e in volume nel 1906. Nelle edizioni a puntate era corredato dalle illustrazioni di Joseph Clement Coll, mentre le prime edizioni in volume furono illustrate da The Kinneys e da Arthur Twidle. È l’antefatto del precedente romanzo The White Company (del 1891) e narra degli anni giovanili del nobile in povertà Nigel Loring e del suo arruolamento come scudiero di un noto cavaliere. In The White Company Nigel Loring è diventato cavaliere e combatte al servizio del re Edoardo III nella guerra dei cent’anni.

La casa editrice Mondadori decise di dividere i due romanzi in tre volumi e il lettore italiano ha potuto seguire quindi la vicenda di Nigel Loring nella sua cronologia temporale, invece che in quella dell’epoca di stampa. L’e-book che presentiamo si ferma al capitolo XV del Sir Nigel (in realtà al capitolo XIV dell’originale poiché a partire dal capitolo XIII la divisione dei capitoli non corrisponde tra l’edizione originale inglese e la traduzione italiana), nel momento in cui Nigel compie la sua prima “impresa” cavalleresca. Le successive traduzioni italiane hanno titolo Le tre imprese e Il principe nero.

La figura del protagonista è ispirata al cavaliere Neil Loring che realmente combatté nella guerra dei cent’anni. Il romanzo si apre col raccontare le vicissitudini che l’ultimo discendente della famiglia dei Loring, alla quale erano appartenuti diversi valorosi cavalieri al servizio dei re d’Inghilterra sia normanni che angioini, e tra questi lo stesso padre del protagonista, deve affrontare per sottrarsi alle angherie dei monaci dell’abbazia di Waverley che aspirano a impossessarsi del maniero di Tilford, ultimo bene posseduto dai Loring. La svolta avviene quando re Edoardo III viene ospitato al maniero e Nigel riesce ad ottenere di diventare scudiero di Sir John Chandos. Prima di partire per la Francia insieme al suo seguace arciere Samkin Aylward, Nigel promette alla sua amata Lady Mary figlia di Sir John Buttesthorn di compiere tre imprese valorose per rendersi degno della sua mano. Ma proprio prima di imbarcarsi per Calais Nigel ha l’occasione per dimostrare il proprio valore recuperando delle preziose carte trafugate da una spia francese, un nobiluomo chiamato Peter the Red Ferret. sconfiggendolo in singolar tenzone.

Non v’è dubbio che l’ambientazione medievale immaginata e descritta da Conan Doyle risulti molto gradevole alla lettura; infatti, anche se meno noti in Italia, i suoi romanzi di ambientazione storica, nei quali realtà e invenzione si coniugano per dare un quadro vivace e suggestivo del XIV secolo, ebbero al loro apparire un grande successo internazionale. I personaggi sono sempre ben delineati, di contorno all’audace volontà bellicosa, sempre legata all’onore, del protagonista. La sua ingenuità sempre però coraggiosa non manca di fornire anche spunti di vero umorismo – come quando resta in mutande al momento di sfidare a duello un cavaliere errante – mantenendo sempre serrato e vivace il ritmo del racconto. E il lettore attento non può non intravedere lo studio accurato che l’autore fece della storia del XIV secolo per scrivere questo libro. Conan Doyle stesso, in una breve presentazione pubblicata in “Undershaw” del 30 novembre 1905 ci ragguaglia su quanti libri abbia letto e consultato per scrivere questo romanzo. Traduciamo qui quello che scrisse Conan Doyle:

«La “Signora Storia” è una Dama così austera che se uno è stato tanto sconsiderato da prendersi una libertà con lei, dovrebbe affrettarsi a fare ammenda con pentimento e confessione. Gli eventi sono stati posticipati di alcuni mesi in questa narrazione al fine di preservare la continuità e l’uniformità della storia. Spero che una divergenza così piccola possa sembrare un errore veniale dopo tanti secoli. Per il resto, è accurato quanto una buona dose di ricerca e duro lavoro ha potuto renderlo. La questione del linguaggio è sempre una questione di equilibrio tra gusto e discrezione in una racconto storico. Nell’anno 1350 le classi più ricche e altolcate parlavano ancora franco-normanno, sebbene cominciassero appena ad accondiscendere a adoperare l’inglese. Le classi povere parlavano l’inglese del testo originale di Piers Plowman [poema di William Langland], linguaggio che sarebbe ora nettamente più oscuro del francese delle classi superiori se le due parlate fossero ora riprodotte o imitate. Il massimo che si può fare nei dialoghi è cogliere la cadenza e lo stile dei loro discorsi, e infondere qua e là un pizzico di arcaico che possa indicare il loro modo di parlare. Sono consapevole che ci sono episodi che possono apparire al lettore moderno brutali e repellenti. Inutile, però, disegnare il Novecento ed etichettarlo come Trecento. Era un’epoca più severa e il codice morale degli uomini, specialmente in materia di crudeltà, era molto diverso. Non c’è avvenimento nel testo per il quale non si possa dare un’ottima giustificazione. Il codice cavalleresco e il comportamento nobile e grazioso della cavalleria erano una copertura superficiale della vita, ma al di sotto di questa c’era una popolazione semiselvaggia, feroce e animalesca, con ben poca misericordia o pietà. Era un’Inghilterra cruda e rozza, piena di passioni elementari e redenta di conseguenza solo da virtù elementari. Tale ho provato a tratteggiarla. Nel bene o nel male, molti libri sono serviti alla costruzione di questo. Guardo intorno sulla mia scrivania e esamino quelli che ho davanti a me in questo momento, prima di disperderli felicemente per sempre. Vedo Middle Ages di La Croix, Art of War di Oman, Armorial General di Rietstap, Histoire de Bretagne di De la Borderie, Boke of St. Albans di Dame Berner, The Chronicle of Jocelyn di Brokeland, The Old Road, Ancient Armour di Hewitt, Heraldry di Coussan, Arms di Boutell, Chaucer’s England di Browne, Scenes of the Middle Ages di Cust, Wayfaring Life di Husserand, Canterbury Pilgrims di Ward; Chivalry di Cornish, British Archer di Hastings, Sports di Strutt, Archery di Jean Froissart, Edward III di Longman, Domestic Manners di Wright. Con questi e molti altri ho convissuto per mesi. Se non sono riuscito a riassumere e trasmettere le loro emozioni e i loro risultati, la colpa è mia.»

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Nel luglio 1348 uno strano fenomeno spaventò l’Inghilterra. Da est, avanzando lentamente nel cielo, salirono cumuli di nuvole purpuree, annunciatori di calamità. Le foglie degli alberi sembravano avvizzire alla loro ombra, gli uccelli cessavano di cantare, il bestiame si avvicinava alle siepi come per cercarvi rifugio. Nella cupa oscurità che si distendeva sul paese, alla vista di quella nuvola spaventosa gli uomini sentirono un peso sul cuore. Affollarono le chiese, dove donne spaventate e tremanti venivano confessate e comunicate da sacerdoti non meno spaventati di loro. Gli uccelli non volavano più, le foglie non stormivano, non si udiva alcuno dei suoni familiari della natura. Tutto era immobile; soltanto la nuvola, che ora si stagliava sull’orizzonte fattosi nero, vagava lentamente. A occidente, il cielo d’estate era ancora sereno; ma a poco a poco anche l’ultima striscia di azzurro svanì, come inghiottita, e l’orizzonte parve una immensa cappa di piombo.

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