(voce di SopraPensiero)

 

Quando un regista del calibro di Alan Parker gira un film tratto da un libro, capisci che il suddetto libro è un successo editoriale come pochi.

Siamo a New York, nel quartiere di Brooklyn per la precisione, negli anni Trenta del secolo scorso. Angela Sheehan e Malachy McCourt, entrambi irlandesi trasferitisi in America in cerca di fortuna, stanno affrontando la disgrazia della morte: la loro piccola Margaret è appena volata in cielo a soli due mesi di vita.

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La copertina del libro.

La coppia ha altri quattro figli, tutti maschi: i gemelli Oliver ed Eugene, il piccolo Malachy e Frank, il maggiore. Angela è distrutta dal dolore e vuole tornare in Irlanda, dove è sicura che la loro vita migliorerà. Potrà ricongiungersi con la madre e i fratelli, i suoi figli acquisiranno l’accento irlandese e, soprattutto, suo marito smetterà di bere. Un’occasione per ripartire da zero tornando alle origini.La famiglia McCourt torna in Irlanda, nella cupa e degradata città di Limerick, dove Angela è nata e cresciuta. Le cose non sono facili nemmeno nella loro terra natìa. Angela riceve poco aiuto dai suoi parenti, che guardano Malachy dall’alto in basso in quanto proveniente da una famiglia protestante dell’Irlanda del Nord. Come se non bastasse, “Malachy il protestante” beve sempre di più, perdendo i pochi lavori che riesce a trovare e riducendo la famiglia in miseria. Angela è costretta a chiedere il sussidio: pochi soldi che bastano a malapena a sfamare sei persone. Spesso la famiglia non ha nulla da mangiare, poiché Malachy sottrae i soldi del sussidio per andare ad ubriacarsi, scatenando l’ira di Angela e la disperazione dei figli.

Frank, il narratore, racconta tutto senza peli sulla lingua, con uno stile scanzonato e ironico. McCourt non ci risparmia niente: la miseria, la grettezza della gente di Limerick, l’umidità del fiume Shannon che uccide la gente, le umiliazioni a cui lo sottopongono gli insegnanti. Ma ci racconta anche le scampagnate con i compagni di classe, le storie degli eroi irlandesi, i giochi con i fratelli, le “mattinate magiche” passate con il padre quando quest’ultimo è sobrio.

Il tutto senza abbandonare il proprio stile, reso alla perfezione anche in lingua italiana grazie alla magnifica traduzione di Claudia Valeria Letizia.

Frank si chiede come abbia fatto a sopravvivere alla sua infanzia “infelice, irlandese e cattolica”, con un padre che gli chiede di morire per l’Irlanda e i preti che vogliono che muoia per la fede. Ritratto preciso ed autentico di un’Irlanda pia e religiosa che si sta riprendendo dalla Grande Depressione. In lontananza, il sogno di un’America ricca di promesse e meraviglie.

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Emily Watson in una scena del film tratto dal libro.