Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di SopraPensiero)Pubblicato L’assommoir di Émile Zola.
Il libro, ambientato nella Parigi operaia e frutto di una lunga e attenta analisi d’ambiente da parte dell’autore, narra una storia di alcolismo, di miseria e di degradazione umana. Innovativo anche dal punto di vista linguistico, perché Zola vi riproduce, come in tutti gli altri suoi romanzi, il caratteristico gergo dell’ambiente che descrive (argot).
Dall’incipit del libro:
Gervasia aveva atteso Lantier fino alle due del mattino. Poi tutta abbrividita per essere restata in camiciuola all’aria pungente della finestra, erasi assopita, gettatasi di traverso sul letto, febbricitante, colle gote molli di lagrime. Erano dieci giorni da che, all’uscire dal Vitello a due teste dove mangiavano, ei la mandava a dormire coi figli, e non ricompariva che a notte inoltrata, raccontando che cercava lavoro. Quella sera, mentre ch’ella ne spiava il ritorno, credeva di averlo veduto entrare al ballo del Gran Balcone, le cui dieci finestre stralucenti illuminavano di un ampio getto d’incendio la vera corsia de’ Baloardi esterni; e dietro di lui ella aveva scorto la piccola Adele, una imbrunitrice che desinava alla loro medesima osteria, che lo seguiva a quattro o cinque passi, colle mani penzoloni, come se testé avesse lasciato il braccio di lui per non passar insieme sotto il forte chiarore de’ lumi a globo ch’erano alla porta.