Si ringraziano gli autori e la casa editrice Einaudi per aver consentito la pubblicazione con la seguente clausola:

Si consente la riproduzione parziale o totale dell’opera e la sua diffusione per via telematica, purché non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta.
© 2014 by Wu Ming
© 2014 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino.

1794. Parigi ha solo notti senza luna. Marat, Robespierre e Saint-Just sono morti, ma c’è chi giura di averli visti all’ospedale di Bicêtre. Un uomo in maschera si aggira sui tetti: è l’Ammazzaincredibili, eroe dei quartieri popolari, difensore della plebe rivoluzionaria, ieri temuta e oggi umiliata, schiacciata da un nuovo potere. Dicono che sia un italiano. Orde di uomini bizzarri riempiono le strade, scritte enigmatiche compaiono sui muri e una forza invisibile condiziona i destini, in città e nei remoti boschi dell’Alvernia. Qualcuno la chiama «fluido», qualcun altro Volontà. Guarda, figliolo: un giorno tutta questa controrivoluzione sarà tua. ma è meglio cominciare dall’inizio. anzi: dal giorno in cui Luigi Capeto incontrò madama Ghigliottina.

Sinossi tratta dal sito Internet della Editrice Einaudi.
(https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/larmata-dei-sonnambuli-wu-ming-9788806234270/)

Dall’incipit del libro:

Adunchi come becchi di rapaci, arrossati dal gelo del mattino, bitorzoluti e tumefatti dal bere. Schiacciati da un colpo di piatto ricevuto servendo la patria o celebrando il dio Bacco. Storti da un pugno ben piazzato in una rissa tra cani che si contendono un osso, una moneta o la fessura d’una donna. Mozzati dal fendente di un creditore o di un assassino maldestro. Larghi e rubizzi, con narici enormi e cavernose.
I nasi hanno tante forme, pensava l’uomo in nero, che nascondeva il proprio dietro il bavero rialzato della giacca e la sciarpa di lana, mentre si faceva largo tra la folla lungo il viale di Buona Novella. Sgomitava, spingeva, e intanto frugava i vólti a uno a uno, in cerca di uno sguardo complice, ma quel che vedeva era solo una siepe di nasi puntati nella stessa direzione, quella da cui doveva giungere la carrozza.
I nasi del popolo lo disgustavano. Grondanti per il freddo, coperti di nei e verruche, quegli organi deformi ricordavano le parti anatomiche di bestie selvagge, benché a un livello più basso della Creazione, buoni soltanto per annusare i miasmi dei bassifondi.
Nulla meglio di quella carrellata di nasi rappresentava la plebe di Parigi.
E forse sarebbe stato più appropriato ribattezzarla Nasonia. Del resto, perché no? Se il mondo veniva messo a testa in giù, tutto diventava possibile, anche cambiare il nome alle città o ai mesi del calendario.
L’uomo in nero era li per impedirlo. O per morire nel tentativo. Dal bordo della strada perlustrava la folla in cerca di una risposta. Dov’erano i volti che attendeva? Possibile che non fossero al loro posto? Possibile che li avessero risucchiati quelle propaggini affamate?
Il percorso terminò a ridosso di una figura alta, anch’essa vestita di scuro, ma di una sfumatura blu notte.
– Non c’è nessuno, a parte quelli, – disse Nero indicando tre uomini nella folla, dall’altra parte della strada. Sotto i tricorni che portavano in capo, uno aveva capelli biondi, un altro grigi e il terzo, visibilmente più anziano, sembrava calvo. – Qualcosa è andato storto.

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