Borgese, studioso di letteratura tedesca e poliedrico nei suoi interessi letterari, scrisse nel 1925 (edizioni Treves) una cronaca della vicenda di Mayerling in cui morì l’arciduca Rodolfo d’Asburgo, erede al trono austriaco, insieme con la sua giovanissima amante Maria Vetsera. Il libro, intitolato La tragedia di Mayerling, è tuttora considerato una fonte affidabile ed un esempio di buon giornalismo. Ma mentre raccoglieva il materiale per il libro, la figura di Rodolfo stimolò anche la vena letteraria dell’autore, che derivò dal materiale stesso, con l’aggiunta della propria sensibilità, un dramma in tre atti.

Protagonista è naturalmente l’arciduca Rodolfo, figura complessa psicologicamente e storicamente, che nel dramma attraversa diversi momenti alternando stati d’animo di varia natura, prima della conclusione finale. Deluso dal rigetto dell’istanza di scioglimento del matrimonio avanzata al Papa, deluso dalla conclusione delle vicende ungheresi, in cui aspirava a giocare un ruolo chiave al fine di rendere meno assoluta la monarchia asburgica, deluso dalla continua sorveglianza a cui è sottoposto da parte della Corte e dei suoi ministri, Rodolfo ha molti motivi per rifiutare il ruolo di principe ereditario, puramente simbolico e che gli richiede obbedienza al padre anche quando le sue convinzioni sarebbero opposte. La famiglia gli richiede poi di allontanarsi dalla giovane amante prima che nasca uno scandalo; e la famiglia di Maria insiste affinché ciò avvenga prima che i fratelli e la sorella di Maria abbiano a soffrire della cattiva fama che porterebbe la conoscenza pubblica della tresca. Maria è totalmente dominata dalla figura di Rodolfo e pronta a seguire ogni suo cenno; intanto l’esempio del suicidio del cugino Ludwig di Baviera aleggia sempre sul castello.

Storicamente accurato e rispettoso delle molte vicende parallele che la storia ha accertato svolgersi intorno alla tragica figura dell’Arciduca, il dramma si conclude, come ben sappiamo, con i tentativi di “depistaggio” compiuti nel nome della Corte di Vienna per nascondere la realtà dell’omicidio/suicidio di Maria e Rodolfo. Una ulteriore pagina amara che conclude una vicenda tragica, esemplare ma anche vera in ogni sua parte.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del dramma:

ATTO PRIMO – Scena prima

(Il fuoco arde nel camino con poco vigore. La luce pomeridiana è scarsa e giallognola. Tre servitori s’intrattengono nell’angolo di fondo, a sinistra. Uno dei tre, il più vecchio, è Loscek.)
LOSCEK
(vedendo d’improvviso un’ombra avvicinarsi di fuori, lungo il balcone)
Sua Altezza!
(Gli altri due servitori escono frettolosamente dall’uscio di fondo a sinistra, mentre Loscek s’avanza lungo la finestra e la parete per aprire l’uscio a vetri. Ma non fa in tempo, e l’Arciduca, apertolo da sè e lasciatolo sbattere, percorre velocemente più di metà della stanza, senza vedere Loscek e chiamandolo a gran voce. Porta un semplice vestito da caccia, grigio, con stivaloni di un solo pezzo; sul braccio ha un soprabito di foggia quasi militare, foderato e orlato di pelliccia.)
RODOLFO
Loscek! Loscek!

Scarica gratis: L’Arciduca di Giuseppe Antonio Borgese.