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Il carattere di Neera, sicuramente influenzato dalla prematura della morte della madre e dal tracollo economico della famiglia, volse inevitabilmente verso il pessimismo e la malinconia ma predispose anche l’autrice ad una capacità di lettura psicologica soprattutto della quotidianità femminile. Abituata a cercare in sé stessa la ragione di vita, obbligata a parlare con sé sola, fatalmente ella scavò nelle profondità dell’anima sua e delle altre.
Sposa, si arricchì della frequentazione con l’ambiente artistico milanese, aperto ed internazionale. Collaborò con la rivista “L’Idea liberale” per la quale scrisse vari testi fra i quali questo L’amor platonico (1897), nel quale distillò la sua idea del perfetto amore, libero da ogni contingenza fisica. Insieme con Battaglie per un’idea (1898), questo testo è alla base dell’ispirazione ideale e morale che caratterizzerà molta della produzione letteraria successiva di Neera.
La breve dissertazione parte naturalmente da Platone e la scrittrice cita il Convito (o Convivio o Simposio), forse il più noto dei dialoghi del filosofo greco, in realtà un agone oratorio, in cui ognuno dei notevoli intellettuali ateniesi presenti espone la propria teoria su Eros. In particolare Neera si sofferma sull’intervento di Diotima e sullo svilupparsi in Platone di una sublimazione dell’amore che, anche se in lui non contempla ancora la donna
«giudicata dai greci troppo inferiore per poter assurgere con essa alla contemplazione della pura bellezza spirituale»,
forma la base ideale per quello che in senso moderno si intende per amore platonico. Esso non è solo una fantasia di romantici, non è frutto di rassegnazione, non è un sentimento incolore, scrive Neera. È piuttosto il frutto di una raffinata cultura, pur accettando la tesi che anche le più elevate relazioni tra i sessi abbiano una radice nell’attrazione istintiva. Ma, confutando in questo Schopenhauer che ne faceva un paradigma assoluto, Neera scrive che, dall’istinto del primo uomo preistorico verso la prima donna, ci sia, ci possa essere stata un’evoluzione nei sentimenti.
L’amore platonico non va confuso con l’amicizia:
«ciò che è amicizia semplice non potrebbe mai diventare amore, neanche platonico; mentre l’amor platonico è un vero e proprio amore al quale le circostanze sole impediscono di manifestarsi intero».
Il “primo amore” è quello in cui predomina la parte spirituale sui sensi; «non si ama veramente se non la prima volta».
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
NOTE: Il testo è presente in formato immagine sul sito Internet Archive (https://www.archive.org/)
Dall’incipit del breve saggio:
Nella sua prefazione al Convito, Ruggero Bonghi avverte che l’amor platonico fu chiamato così probabilmente per la prima volta in Francia ma non si sa da chi nè perchè, non avendo Platone mai pensato a nulla di simile fra uomo e donna e movendo per la sua idealizzazione da concetti che non è qui il caso di esaminare, che ad ogni modo però escludono la donna – giudicata dai greci troppo inferiore per poter assurgere con essa alla contemplazione della pura bellezza spirituale.
È ben vero che in questo Convito il discorso più elevato sull’amore lo tiene una donna, Diotima, ma lo tiene sulla base sensuale, mentre in Platone l’amore si andava idealizzando fino a mutare oggetto sicché «lasciati a terra i bei corpi in cui si genera e quelli in cui non si genera, va ricercando e trovando nelle varie sfere del bene, del bello, del vero, oggetti diversi e via via più elevati e puri in cui appuntarsi e quetare».
In conclusione parmi che, essendo stato questo desiderio di amore soprasensibile da Platone precisamente introdotto nel voluttoso mondo greco, per quanto egli ne escludesse le donne, se col progresso e col mutare dei secoli qualche donna ha creduto di potervisi accostare, è anche giusto averne conservata nella denominazione la primitiva origine.
Scarica gratis: L’amor platonico di Neera (alias Anna Radius Zuccari).