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Giorgio Cani è un commissario di polizia. Ed è burbero e irascibile; e misogino, all’antica – se c’è un senso peggiore fra tutti per quest’espressione, è il suo – e convinto di aver ragione anche quando ogni evidenza sembra dargli torto. Ecco perché, dopo la morte bizzarra e inquietante del giovane Roberto Desideri, non accetta di essere affiancato dalla bella e brillante Rossella Bianchi, di pari grado, classico “pacco raccomandato” direttamente dal ministro dell’interno – gira voce che i due se la intendano, ma si sa, in Italia nessuna donna può fare carriera senza che nasca un sospetto del genere – autorizzata a dare ordini e, a quanto pare abituata a farlo. Ma non è l’ostilità epidermica verso la collega a suggerire a Cani che la sua pista faccia acqua: i conti non tornano e il profilo del serial killer non è adeguato a quello che sta succedendo, giorno dopo giorno in città. Il suo istinto gli dice che c’è dell’altro e che è più vicino di quanto stiano immaginando…
Andrea Del Castello, autore smaliziato qui alla sua prima prova nella collana “Ira” di Bertoni editore diretta da Leonardo Di Lascia, consegna un poliziesco ben congegnato in cui il meccanismo criminale richiede una miscela sapiente e ben equilibrata di conoscenze scientifiche empatia e intuito psicologico, senza la quale si rischia di restare sempre un passo indietro a un assassino che sa pianificare tutto con scrupolosità. In una lotta che coinvolge nemici esterni e interni, franchi tiratori e improbabili delatori, ninfomani e mogli gelose, fino all’epilogo spiazzante.
Andrea Del Castello, La voce della morte, Bertoni editore, 2018.