Come l’autore stesso specifica, l’opera non vuole essere un trattato di apicoltura, né tantomeno una monografia scientifica; è la descrizione appassionata di un oggetto amato con il solo fine di far partecipe il lettore di questa sua intensa passione; passione che si sviluppò in lui fin da bambino a Oostaker, ma che sarà conservata anche una volta raggiunta la notorietà intellettuale, con l’organizzazione di alveari nel suo giardino presso Grasse.

Attento osservatore della vita delle api, Maeterlinck resta affascinato dalla complessa organizzazione che la caratterizza e che sembra presupporre un “potere mascherato e sovranamente saggio” cui egli dà il nome di «spirito dell’alveare». È infatti l’alveare che conta, la realtà suprema cui i piccoli insetti si votano con dedizione assoluta, pronti a sacrificargli tutto.

Descrivendo i momenti cruciali della vita dell’alveare, l’autore tocca problemi etici, filosofici, coniugando la propria adesione alla natura con divagazioni di stampo irrazionalistico; si pone “domande che si rivolgono ad esseri ben piccoli, e che tuttavia racchiudono la gran parola dei nostri più grandi segreti.”

Ma ad incantare il lettore, oltre al mondo affascinante dell’alveare, è la prosa inimitabile di Maeterlinck, limpida, incisiva, poetica.

Pubblicato nel 1901, questo testo sarà seguito da altri studi sugli insetti sociali: La vita delle termiti (1926) e La vita delle formiche (1930).

Sinossi a cura di Paolo Alberti e Catia Righi

Dall’incipit del libro:

Non intendo scrivere un trattato d’apicoltura o allevamento delle api: tutti i paesi civili ne hanno di eccellenti ed è inutile rifarli.
La Francia ha quelli di Dadant, di Giorgio di Layens e Bonnier, di Clément, dell’abate Collin, ecc. I paesi di lingua inglese hanno Lansgtroth, Bevan, Cook, Cheshire, Cowan, Root e i loro allievi. La Germania ha Deierhon, Von Berlepsch, Pollmann, Vogel e molti altri.
Non si tratta nemmeno di una monografia scientifica su l’ape mellifica, ligustica, fasciata, ecc., nè di una raccolta di osservazioni o di nuovi studii. Non dirò quasi nulla che non sia conosciuto da tutti coloro che hanno un po’ praticate le api. Per non aggravare il lavoro, ho riservato ad un’altra opera – più tecnica – un certo numero di osservazioni e di esperimenti fatti durante i miei venti anni di apicoltura e che hanno un interesse limitato e speciale. Voglio semplicemente parlare delle «bionde api» di Ronsard, come si parla a chi non lo conosca d’un oggetto che si conosca e si ami. Non intendo ornare la verità, nè sostituire, secondo il giusto rimprovero che Réaumur ha fatto a chi prima di lui s’è occupato delle nostre care api, un comodo meraviglioso immaginario al meraviglioso reale. Che se nell’alveare vi sono molte meraviglie non è questa una ragione per aggiungervene. Del resto ho rinunciato da tempo a cercare in questo mondo una meraviglia più interessante e più bella della verità, o almeno dello sforzo dell’uomo per conoscerla. Non ci affanniamo a trovare la grandezza della vita nelle cose incerte, quando tutte le cose molto certe sono molto grandi, e non le abbiamo finora osservate a fondo.

Scarica gratis: La vita delle api di Maurice Maeterlinck.