Fedele alla sua Romagna natìa, anche in questa raccolta di racconti l’autore dipinge, con uno stile graffiante ed una scelta di termini spesso desueti influenzato da D’Annunzio – come ‘ebdomanario’ per ‘ebdomadario’ o ‘bistorto’ o ‘donnacola’ ed infiniti altri ‒, i suoi conterranei, “gente scabrosa”, esibendo quasi con orgoglio un mondo popolato da personaggi rustici, ignoranti, spesso ottusi e quasi sempre violenti.

L’impressione è quella di una scrittura ‘materica’, se è concesso trasferire in letteratura un termine usato normalmente nella critica d’arte. Nella metà del secolo scorso in varie correnti artistiche, dall’arte figurativa all’astratta, dalla pop art all’informale, l’artista dà alla materia che compone l’opera una particolare rilevanza, che sia colore o legno o stracci o altro, e la materia assume un ruolo attivo, superando la concezione bidimensionale della pittura. Qui, in questa raccolta di novelle, la materialità è data dal pesante uso di termini artificiosi, dal sangue, dalla violenza, fino a diventare questi elementi presenti, vivi nella e oltre la vicenda narrata.

Quasi tutti i racconti sono ambientati in una campagna dove la natura è sempre nemica, le relazioni famigliari sono sempre violente, i genitori soffocano i figli, i vicini sono nemici, gli animali sono bestie da sfruttare.

Il pesante clima dell’immediato dopoguerra (la raccolta fu pubblicata nel 1919) favorì il profondo, sofferto e irriducibile pessimismo di Beltramelli. In queste novelle lo si legge in ogni pagina. I titoli dei racconti sono spesso ingannatori: come La pace è quasi tutto un racconto di risse fra bande di ragazzi; Lo spaventa passeri è un puro terribile esempio di impietas famigliare; La vigna vendemmiata, che dà il titolo alla raccolta, spiega come la giustizia è una cosa che non ha bisogno di leggi; in Padre Serenità la legge è quella della doppietta…

Beltramelli così chiude una delle novelle:

«Ne ho novellato per amore e non per dilettare, secondo una legge stabilita. Vi è sempre qualcuno che ha cuore bastante per intendere.»

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

NOTA: Il testo è presente in formato immagine su “The Internet Archive” (https://www.archive.org/). Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org/) tramite Distributed Proofreaders (https://www.pgdp.net/).

Dall’incipit della prima novella La pace:

Erano due brigate, due parti in eterna contesa come chi dicesse il fuoco e l’acqua. La vita in comune non poteva essere accettata con sopportazione. Dove appariva un piccolo Borghigiano c’era sempre un piccolo Sobborghino che s’incaricava di fargli i versacci o viceversa. E la cosa era vecchia quanto l’anima dell’uomo, nè accennava a tramutare. I cronisti più antichi parlavano dei Borghigiani e dei Sobborghini e narravano come le loro fraterne lotte finissero tanto sovente con morti e lutti, che i capitani, i podestà, i signori del popolo avevano emanato a più riprese leggi e bandi e divieti per far cessare l’ebdomanaria impresa, ma invano.
Tanto i Borghigiani come i Sobborghini erano innamorati dei loro ludi, delle bellicose tradizioni, degli odî inveterati e non potevano nè sapevano farne a meno. Così, oltre il volere dei reggenti, di secolo in secolo, giù per i millenni l’usanza si era perpetuata e ancora, per quanto i nuovi tempi e le freschissime dottrine avessero attenuata l’antica asprezza dei rapporti, non v’era Borghigiano che non nutrisse un velato disprezzo per un Sobborghino e viceversa. La medaglia era identica su le due facce.
Ho detto imprese ebdomanarie e usava infatti, al tempo degli arieti e delle catapulte, al tempo dei castelli e dei fossati, usava che alla sera di ogni sabato, piacendo al buon Dio, una brigata di Borghigiani si imbattesse in una brigata di Sobborghini, dato il quale incontro e la lièta disposizione degli animi ne nasceva tale intesa fraterna che l’una brigata si lanciava sull’altra e, perchè non vi fosse dubbio su l’intenzione, si affrettava a suonar certi colpi, a sferrar certe mazzate, a picchiare con tanta foga e sì dolce ardimento che il campo risuonava in breve di strida e di urla e di incitamenti e di imprecazioni.

Scarica gratis: La vigna vendemmiata di Antonio Beltramelli.