Pubblicato La veste d’amianto di Flavia Steno.
Sull’onda dell’interesse e della partecipazione di coloro che, all’inizio del ‘900 assistevano ai primi voli aerei – descritti talvolta dagli storici dell’aviazione come fenomeni di esaltazione mistica – nasce l’ispirazione di questo romanzo. Infatti sono dettagliate le descrizioni della disposizione d’animo di coloro che affollavano i campi di volo per assistere alle evoluzioni dei piloti.
È evidente lo stimolo che sente l’autrice per impadronirsi anche della terminologia specialistica che sottende la conoscenza dei presupposti tecnici del volo. Specialmente in Francia il giornalismo si indirizzava in questo senso. Non a caso nonostante i campi di volo siano quelli di Brescia, i costruttori sono Farman e Bleriot, i piloti si chiamano Beaumont e Chavez […]
Ettore Noris, protagonista del romanzo, è un pilota abile e spericolato che, dopo una serie di audacissime imprese, decide di attraversare l’Atlantico in volo solitario. Ovviamente nel 1912 un’impresa di questo tipo appariva molto lontana dal poter essere realizzata, visto che trasvolate molto più modeste come quella del Mediterraneo erano tragicamente fallite l’anno precedente. In questo modo l’autrice crea nel romanzo un’atmosfera di sfiducia generale nei confronti del pilota e del suo tentativo, per metterne in rilievo l’eroismo e l’eccezionalità dell’impresa.
L’autrice si sofferma con notevole precisione e minuziosità nella descrizione di particolati tecnici e mezzi che avrebbero potuto permettere l’impresa. Poiché non sembrava minimamente possibile coi motori a benzina del tempo un volo di 4000 chilometri senza scalo, Noris studia le possibili applicazioni di una nuova energia al motore dell’aereo, da onde Hertziane a un motore elettrico.
Il romanzo si dipana su due linee di sviluppo alternative. Si insiste molto, da una parte, sull’aspetto tecnico dell’impresa che è funzionale a mettere in rilievo il senso di partecipazione che l’opinione pubblica aveva a riguardo dello sviluppo della giovane aereonautica; mentre dall’altra parte le imprese più eclatanti servono a mettere in rilievo il distacco tra la persona comune e il «superuomo» pilota.
Flavia Steno era certo consapevole della contraddizione, ma, senza grandi ambizioni letterarie, ancora una volta volle compiacere e aderire ai gusti e alle mode presenti tra il suo pubblico.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Si separarono all’entrata del recinto.
Egli s’inchinò in un saluto correttissimo mentre il lampo degli occhi e la stretta della mano esortavano ancora e pregavano insieme:
— Coraggio!
Ella susurrò rapida:
— Che Dio ti assista, caro!
E dal suo sguardo intenso d’angoscia e di speranza parve sprigionarsi una carezza ardente e tenera che volesse avvolgere il diletto come un possesso e una protezione.
Subito furono staccati.
L’onda della folla travolse Eva fin oltre lo steccato, la spinse verso le tribune e la lasciò – diradandosi, sciogliendosi, sparendo – sola e sperduta all’angolo estremo del breve viale tagliato fra lo steccato di cinta all’aereodromo e le tribune.
Prima di pensare a scegliersi un posto ella si rivolse a cercare collo sguardo, sul campo, la figura del diletto che s’era portato via tutta la sua anima.
Non lo vide.
Allora s’avviò verso la gradinata, della tribuna centrale cercando un posto in alto in alto da dove poter dominare il campo e distinguere nettamente l’hangar e seguire dettagliatamente tutta la manovra degli aviatori. Lo trovò nel penultimo giro delle tribune. Uno scanno era libero proprio accanto alla gradinata, cosicchè Eva non dovette neppure disturbare nessuno per recarsi ad occuparlo.
Ancora da lassù il suo primo sguardo fu per il campo. Ettore Noris non si vedeva.
— Sarà nell’hangar, intorno al suo apparecchio, – pensò Eva.