(voce di SopraPensiero)

 

Pubblicato Così mi pare di Flavia Steno.

In Così mi pare sono raccolti brevi articoli comparsi nel primo decennio del ‘900 sui giornali dei quali Flavia Steno era collaboratrice e in particolare sul «Secolo XIX», quotidiano genovese, della cui redazione faceva parte. Gli argomenti sono disparati, ma la lente attraverso cui sono guardati è quella di una visione femminile liberale che era quella che animava l’autrice in quegli anni.
L’amore, il matrimonio, la maternità vengono quindi visti con una angolatura che contrasta sia il conservatorismo maschile più retrivo, ma anche le prime avvisaglie di sovvertimento che l’autrice ravvisa in più radicali prese di posizione. Attraverso la stessa ottica sono filtrate le impressioni letterarie, quelle relative alla moda e al costume, le sensazioni di viaggio. Un interessante spaccato della vita «leggera» alle soglie del primo grande evento bellico del ventesimo secolo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

In un giornale che va per la maggiore, ho letto di questi giorni un articolo di Luciano Zuccoli che voleva mettere in guardia i letterati contemporanei contro la invadenza del campo letterario da parte delle donne. Questa invadenza veniva designata dall’A. con un eufemismo galante, così: Il pericolo roseo. L’A. osservava che la prosa di romanzo, nel nostro tempo, sta diventando, in Italia, monopolio quasi esclusivo della donna. Scomparsi in pochi anni i migliori: Anton Giulio Barrili e De Amicis, Gerolamo Rovetta, Luigi Arnaldo Vassallo, sorgono a sostituirli nomi che sono quasi tutti femminili. E l’A. che questa prospettiva sgomentava, dopo aver gridato: all’erta! cercava, contraddicendo se stesso, di diminuire la portata del pericolo negando alla donna in genere le attitudini a diventare scrittrice con un seguito di affermazioni non più consistenti di una bolla di sapone.
La donna – egli diceva – scrive quasi sempre scorrettamente per mancanza di coltura classica. Donde risulta che ogni licenziato del liceo e ogni laureato di Università dovrebbe scrivere meglio di Matilde Serao e di Grazia Deledda che non hanno fatto l’Università. E che i seminaristi, i quali vivono in un ambiente classico per eccellenza rispetto agli studi, dovrebbero rappresentare le magnifiche speranze della letteratura di domani.