(voce di SopraPensiero)

 

La strage degli innocenti venne pubblicata postuma a Napoli nel 1632, a cura di Francesco Chiaro, nipote dell’autore. Il poema era diviso in due libri, avente per soggetto la famosa strage ordinata da Erode. La divisione in quattro libri appare con l’edizione curata da Giacomo Mascardi a Roma l’anno successivo.

La composizione del poema aveva impegnato l’autore per almeno vent’anni, prima della sua morte avvenuta a Napoli nel 1625. In una lettera indirizzata nel 1605 al pittore Bernardo Castello, Marino lo informa della composizione di alcuni suoi poemetti tra cui L’Adone, previsto allora «in tre libri», e la Strage degl’innocenti, prevista in due libri; Marino intendeva pubblicare tali opere a Venezia presso l’editore Giovanni Battista Ciotti. Il poema, previsto in quattro canti, è citato nella cosiddetta “lettera Claretti”, un documento a firma del nobile torinese Onorato Claretti ma scritto con certezza dal Marino, premesso alla terza parte della Lira.

In una lettera indirizzata a Ottavio Tronsarelli, non datata, ma risalente agli ultimi tempi della vita del Marino, il poeta si lamenta per la sua cattiva salute e manifesta timori per la Strage. Marino, desideroso di presentarsi come poeta devoto, dichiarava talora di preferire la Strage all’Adone. Fu l’opera più popolare di Giambattista Marino: ristampata numerose volte, fu tradotta in numerose lingue. Alla fine del XIX secolo, il biografo di Marino Mario Menghini (1865-1945) riteneva che la fortuna popolare della Strage fosse stata più alta perfino della Gerusalemme liberata del Tasso.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/La_strage_degli_innocenti_(Marino)

Dall’incipit del libro:

L’iniquo Re delle Tartaree grotte
Prevedendo ’l suo mal s’affligge, e rode:
Quindi esce fuor dalla perpetua notte
Furia crudele a insospettir Erode.
Egli, che nel suo cuor stima interrotte
Le quieti al regnar, di ciò non gode,
Ma per opporsi alla crudel fortuna
I Satrapi a consiglio alfin raduna.

Musa non più d’amor, cantiam lo sdegno
Del crudo Re, che mille Infanti afflitti
(Ahi, che non pote avidità di Regno!)
Fe, dal materno sen cader trafitti.
E voi reggete, voi l’infermo ingegno,
Nunzi di Cristo, e testimoni invitti,
Che deste fuor delle squarciate gole
Sangue in vece di voce, e di parole.

Scarica gratis: La strage degl’innocenti di Giovambattista Marino.