(voce di SopraPensiero)

Dire «africani» è un po’ come dire «europei»: così come ad esempio un danese si sente (ed è) molto diverso da un greco, allo stesso modo un senegalese differisce da un tunisino. Eppure le loro storie – soprattutto quando sono storie di emigrazione – sono anche per certi versi molto simili: un giovane (a volte neanche tanto) raggranella i soldi messigli a disposizione dall’intera famiglia, dai parenti più vicini a quelli più lontani, paga i trafficanti di uomini della sua zona e, una volta superati tutti i confini di terra in carovane di fortuna, finalmente si imbarca alla volta della terra nuova. Si pensa all’Europa, ma poi è solo Lampedusa: un’isoletta dove si verrà accolti in campi di detenzione (hai voglia a chiamarli «centri di accoglienza»: ma prova a mettere piede fuori), dai quali scappare quanto prima. Sempre che a Lampedusa si riesca ad arrivarci: proprio il 3 ottobre dell’anno scorso sono morte in mare oltre 500 persone. «Africani», appunto. Possibile che ognuno di questi viaggi debba essere una (talvolta tragica) avventura?
Gran bel libro questo di Angela Lanza, che ripercorre la storia dell’immigrazione a Lampedusa tramite il resoconto dell’opera in quei luoghi di Enza Malatino, psichiatra, da quindici anni testimone di sistematici disagi e di ricorrenti tragedie che si potrebbero evitare. Non solo scorci di vita «altra», appassionanti fino al commovente, ma anche riflessione e analisi di una situazione in cui molti rischiano di perdere la vita, ma c’è anche chi ci guadagna. In chiusura la «Carta di Lampedusa», manifesto antirazzista con un intento preciso: far sì che l’etica possa diventare diritto, in sede italiana quanto europea. Ricordarlo è ritrito, ma purtroppo ancora necessario: meno di un secolo fa c’eravamo noi italiani su quelle barche a rischio di affondare, costretti in quarantena al largo delle coste statunitensi. Se le storie che i nostri nonni ci hanno raccontato avevano un senso, non dovremmo dimenticarle. Perché a volte la storia di uno è la storia di tutti.


A. Lanza, La storia di uno è la storia di tutti, ed. Iacobelli, 2014, pp. 166, euro 14.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.