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(voce di SopraPensiero)
Pubblicato La sfinge nera di Mario Appelius.
Un viaggio avventuroso dal Marocco al Madagascar a seguito di una spedizione scientifico-militare, senza troppa preparazione logistica e utilizzando ogni mezzo di trasporto disponibile sul posto: treno, auto, canoa, a piedi, a cavallo attraverso deserti, foreste, savane interminabili. Incontri con popoli diversi, cacce crudeli, paesaggi fantastici sempre descritti con colorate pennellate di parole precise e accattivanti. Non si lascia sfuggire la nota politica di invidiosa incredulità su quanto il piccolo Belgio sia padrone di sì tanta Africa.
Sinossi a cura di Paolo Oliva
Dall’incipit del libro:
Tra l’Africa mediterranea che ormai si avvia sotto la guida della Francia, dell’Italia e della Gran Brettagna verso una forma più progredita di civiltà (già visibile in Tunisia ed in Egitto, meno in Algeria, meno ancora in Libia e nel Marocco per la più recente occupazione europea) e l’estremo triangolo transwaalico nel quale la popolazione indigena è dominata completamente dall’immigrazione bianca anglo-boera, sta tutta l’immensa distesa del continente nero tropicale equatoriale ed australe nel quale le conquiste della civiltà sono ancora rudimentali.
Molte cause determinano la lentezza della valorizzazione economica e civile dell’Africa nera nonostante vi manchi l’ostacolo militare e religioso dell’islamismo. Ma la causa maggiore più che nell’ostilità del clima va ricercata nella scarsezza dei colori bianchi, sostituiti nelle colonie portoghesi da un sottoprodotto meticcio di scarsa efficienza colonizzatrice, limitati nei possedimenti britannici e francesi ad un numero ristretto di militari e di burocratici, i quali si ispirano in genere a semplici considerazioni di carriera e di economia personale senza nessun attaccamento alla terra selvaggia che li ospita, e senza nessuna comprensione delle miserabili plebi umane che la popolano. Questa è la regola salvo le immancabili eccezioni!