Prosegue la trilogia del Far West, dopo le avventure di Sulle frontiere del Far West, e proseguono le avventure del trio di protagonisti del primo romanzo: l’indian-agent John, e i due fratelli Giorgio ed Harry.
Sono passati dodici anni dall’epoca del romanzo precedente, e stavolta avremo davvero a che fare col generale Custer, che io erroneamente – colpa di De Andrè – credevo coinvolto nel massacro del Sand Creek descritto liberamente da Salgari nel primo romanzo.
Ritroviamo anche Minnehaha, che nella storia precedente era una bambina. Si capisce un po’ meglio perché l’autore l’aveva infilata un po’ forzatamente nelle avventure del nostro trio: morta la madre (Yalla) ad opera di John nelle scene finali del primo romanzo, Minnehaha, diventata nel frattempo La scotennatrice, ne prende il posto ed ha nuove vendette da compiere: quella degli uccisori del fratello (Uccello di Fuoco), ma soprattutto ha necessità di prendere la capigliatura di John, senza la quale la madre non potrà essere ammessa al paradiso di Manitou.
Nuovi protagonisti si aggiungono a quelli che conosciamo: Turner, una leggenda del Far West, e una macchietta di milord inglese fissato per la caccia al bisonte che dovrebbe guarirlo dallo spleen e che parla con i verbi all’infinito come Tarzan. Bella soprattutto la scena in cui fa a pugni nella prateria con un indiano che parla invece una lingua perfetta.
Anche questo indiano, che in realtà è un uomo bianco, Sandy Hook, già svaligiatore di treni, è un protagonista importante. Accolto nella tribù dei Sioux, ne diventa un personaggio di spicco sotto il nome di Mocassino Sanguinoso, e dopo varie vicende il suo voltafaccia sarà importante per salvare i nostri protagonisti da morte certa.
Come nel primo libro, le avventure si susseguono senza tregua, una più pericolosa dell’altra, con protagonisti orsi Grizzly, miniere piene di gas grisou e naturalmente gli indiani. A un certo punto Minnehaha riesce a catturare John e compagni, e non si capisce perché, non li scotenna subito come avrebbe potuto fare, ma li rinchiude in una miniera destinandoli a morte lenta e terribile. Naturalmente vengono salvati (da Mocassino Sanguinoso) e subito dopo decidono di mettersi di nuovo in pericolo volendo salvare il figlio del colonnello Devandel, da loro già salvato dodici anni prima, e nel frattempo diventato tenente dell’esercito, che era stato catturato da Toro Seduto.
Le frenetiche avventure raccontate non avrebbero bisogno di inquadramento storico, ma anche questo non manca: le ultime pagine descrivono la morte del generale Custer a Little Bighorn con l’affermazione (in nota l’autore aggiunge: “storico!”) che Toro seduto, dopo la battaglia, estrasse il cuore di Custer e lo divorò crudo. A questo proposito interessante è la chiosa che è presente su Wikipedia: “… in realtà Salgari non desunse questi particolari da dati storici attendibili, bensì da elementi incontrollati tratti da altri romanzi e in particolare da Avventure di un birichino di Parigi nel paese dei bisonti di Luigi Boussenard”.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
‒ Allo!…
‒ Che cosa c’è, John?
‒ Non senti alcun odore, tu, Harry?
‒ Mah! Non mi pare.
‒ E tu, Giorgio?
‒ Uhm!…
‒ Siete dunque senza naso?
‒ Può darsi, John ‒ rispose il giovane che si chiamava Harry.
‒ Non lo crederò mai, amico. Sono trent’anni che batti la prateria, ammesso che tu abbia imparato a sparare il fucile a dodici anni.
‒ A undici, John, perchè io ho esattamente quarant’un anni, mentre mio fratello Giorgio non ne ha che trentanove.
‒ E mentre io ne ho quasi sessanta, Harry.
‒ E sei ancora un giovanotto, John.
‒ Lascia andare, amico: faresti meglio a spalancare il tuo naso ed a fiutare forte.
‒ Fiuto e non sento nulla.
‒ Pare impossibile!…
Scarica gratis: La scotennatrice di Emilio Salgari.