Il volume, pubblicato per la prima volta nel 1920 e successivamente ripubblicato in numerose edizioni, raccoglie diversi scritti di Benedetto Croce a proposito di Dante, propedeutici ad una lettura della Commedia, libera dalle dotte disquisizioni che nei secoli si sono accumulate su di essa. L’edizione digitalizzata è la settima, del 1952, che però per scelta dell’autore non differisce in modo significativo dalle prime edizioni, e non si è arricchita di suoi ulteriori scritti danteschi, usciti nel frattempo.

Per Croce, Dante va considerato innanzi tutto come un vero, grande poeta, e la sua Commedia va letta in quanto opera poetica, in ogni sua parte. Non approfondisce quindi la storia, o l’astronomia, o il significato allegorico di questo o quel personaggio: tutti argomenti ampiamente trattati dai precedenti commentatori, e da molti considerati indispensabile approfondimento al fine di comprendere il poema in ogni sua implicazione. La poesia di Dante si esprime in ognuna delle Cantiche con il linguaggio proprio della cantica stessa, Inferno Purgatorio o Paradiso, ma non è inferiore, come molti sostennero, nel Paradiso in confronto con le cantiche precedenti, è semplicemente adeguata alla materia.

Se i primi commentatori fecero una analisi della Commedia basata su concetti morali e religiosi, i successivi commentatori, in particolare dal Settecento ad oggi, ne diedero interpretazioni sempre più scientifiche e critiche, e perfino, nel periodo del Risorgimento, sottolineandone l’opera di edificazione nazionale. Considerando in particolare le dispute sul significato allegorico della Commedia, esse sono per Croce una sovraestimazione del pensiero politico e filosofico di Dante, ed in mancanza di una spiegazione fornita dall’autore medesimo, ogni spiegazione di allegoria diventa immediatamente arbitraria (fonte però di infinite dispute fra dantisti!). Una lettura attenta al significato poetico prescinde invece dalla ricerca delle spiegazioni collegate alle allegorie:

«In tutti questi casi, chi legge poeticamente non giunge, né deve o può giunger mai, al senso allegorico, perché naviga in altre e piú dolci acque; e, d’altronde, è impossibile, per isforzi che si facciano, vedere una accanto all’altra due cose, di cui una appare solo quando l’altra dispare. Ed è sofisma che, per intendere certi luoghi poetici, sia necessario far precedere la spiegazione allegorica, laddove ciò che deve precedere è la conoscenza degli elementi di linguaggio, di vivo linguaggio, che in quei luoghi si atteggiano in nuova sintesi. Ed è un altro sofisma, che il senso allegorico aggiunga alla poesia una vaga e gradevole o sublimante «suggestione»: suggestione a che? a distrarsi dalla poesia?» (Introduzione, pag. 25 dell’edizione digitale Manuzio)

Completano il volume due indici analitici, entrambi aggiornati all’edizione digitale e cliccabili, il primo dedicato alla Commedia e alle sue caratteristiche, il secondo un indice dei nomi di critici, autori, personaggi che studiarono l’opera dantesca.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit dell’Introduzione del libro:

C’è ragione alcuna per la quale la poesia di Dante debba esser letta e giudicata con metodo diverso da quello di ogni altra poesia?
Parrebbe di sí, a volger l’occhio al severo profilo tradizionale di Dante, poeta, filosofo, teologo, giudice, banditore di riforme e profeta, e a dare ascolto ai motti che insistentemente si ripetono su lui, che è detto «grande al pari come uomo e poeta», «grande poeta perché uomo grande», «piú che poeta», e sulla sua Commedia, definita opera «singolare» e «unica» fra quante altre mai si conoscano.
Quel profilo e quelle parole enfatiche hanno, in verità, fondamento nell’importanza che spetta a Dante, poeta non solo e uomo di pensiero, rappresentante delle concezioni medievali, ma altresí uomo d’azione, partecipe a suo modo della crisi italiana ed europea tra la fine del secolo decimoterzo e il principio del decimoquarto; e rispondono chiaramente al carattere assai complesso del suo maggior libro, nel quale all’opus poëticum si consertano l’opus philosophicum e l’opus practicum, a sentimenti e fantasie, atti di fede e di religiosità, insegnamenti, censure, della politica fiorentina e di quelle della Chiesa e dell’Impero e di tutti i principi italiani e forestieri, sentenze e vendette, annunzi e profezie, e al significato aperto e letterale si aggiungono significati allegorici o variamente riposti.

Scarica gratis: La poesia di Dante di Benedetto Croce.