Der violette Tod fu pubblicata la prima volta sul Simplicissimus n. 8, del 26 maggio 1902 e successivamente in Des deutschen Spiessers Wunderhorn. Gesammelte Novellen, (tre volumi, Albert Langen Verlag di Monaco 1913) che comprende 53 novelle, radunate precedentemente in tre antologie diverse; praticamente tutta la narrativa breve di Meyrink precedente al 1913 e comparsa su riviste o ancora inedita.
Il racconto, dove l’ironia e la satira nei confronti del mondo accademico è più che evidente, va visto nell’ambito dell’epoca caratterizzata da conquiste coloniali e scoperte di un mondo orientale spesso favoloso e magico. Non è troppo azzardato pensare che l’autore abbia voluto parodiare con questo suo breve e singolare racconto il “Salgari tedesco”, Karl May, allora popolarissimo in Germania.
In Italia venne pubblicato la prima volta, in traduzione anonima, su Le grandi firme – il periodico di narrativa diretto da Pitigrilli – n. 6 del 1924, e ristampato dalla stessa rivista nel n. 131 del 1929; da quest’ultima è ricavata queste edizione elettronica.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Il tibetano tacque. La magra figura rimase ancora per qualche istante immobile e poi scomparve tra i canneti folti.
Sir Roger Thornton guardava fisso il fuoco. Se quello non fosse stato un Sanniasi… un penitente… che inoltre andava in pellegrinaggio a Benares, non ci sarebbe stato da credergli neppure una parola; ma un Sanniasi non mente, nè gli si può mentire.
E allora quel perfido e terribile moto convulso del viso dell’asiatico?
O era stato tratto in inganno forse dal riflesso del fuoco che si rispecchia così stranamente negli occhi dei mongoli?
I tibetani odiano gli europei e tengono gelosamente nascosti i loro segreti magici con i quali sperano di poter annientare gli altezzosi stranieri, quando verrà il gran giorno.
Ma tutto ciò non contava: lui, sir Roger Thornton, doveva constatare con i propri occhi se era vero che questo popolo meraviglioso disponeva effettivamente di forze occulte. Gli occorrevano però compagni, uomini coraggiosi, di ferma volontà, anche se avessero dovuto incontrare cose paurose, appartenenti a un altro mondo.
L’inglese passò in rivista i suoi compagni: di tutti gli asiatici l’unico da prendere in considerazione sarebbe stato l’afgano, ignaro della paura come una bestia feroce, ma tremendamente superstizioso.
Sicchè di essi rimaneva unicamente il suo servo.
Sir Roger lo toccò con il bastone. Pompeo Jaburek è completamente sordo da una diecina di anni ma sa intendere dal moto delle labbra ogni parola, anche se straniera.
Scarica gratis: La morte violetta di Gustav Meyrink.