Il giovane duca Armando di Ronciglione, appartenente a una famiglia leale al pontefice di antica nobiltà romana, è un personaggio piuttosto superficiale. Da un lato è attratto dalle spinte popolari di riunificazione della nazione Italiana, dall’altro non riesce a emanciparsi dagli schemi tradizionalisti e sanfedisti sostenuti dalla madre, dai parenti e da un abile consigliere della famiglia.
Armando partecipa alle clandestine riunioni patriottiche, e in questo ambito si infatua di una popolana che poi abbandona, lasciandola a un tragico destino. Sposa una cugina di assoluto rigore papalino. Il giovane duca assiste, esitando, all’inesorabile avvicinarsi delle truppe a Roma. Sollecitato a una scelta dai vecchi amici congiurati, con una lettera risponde rinnegando le sue iniziali posizioni patriottiche: scrive infatti «L’Europa vuole che Roma rimanga al Papa; e che cosa potrei fare io contro l’Europa?». Nel 1870, all’irrompere delle artiglierie nella Città eterna, il duca con la sua famiglia non esiterà a rendersi uccel di bosco.
Sinossi a cura di Dario Cossi
NOTA: Il testo è presente in formato immagine sul sito Internet Archive (https://archive.org/)
Dall’incipit del libro:
– No, no, Armando; tu non darai questo dolore a tua madre.
– Ma scusi; è lei che vuol prenderselo.
– No, sei tu, che non intendi ragione…
– Le ho detto tante volte che oramai ho dato la mia parola e dovrò mantenerla.
– La tua parola non val nulla senza il consenso di tua madre…
– Aspetterò un anno, due, eppoi…
– Eppoi, sei stato sempre e sei sempre un vero zuccone!
– Oh Duchessa! scusi, ma neppure mia madre, dovrebbe oramai parlarmi con questo linguaggio.
La Duchessa di Ronciglione rispose con un’alzata di testa alla offesa suscettibilità del figliuolo, e voltategli le spalle, se ne andò nelle sue stanze. Il giovane duca, aveva appena 20 anni, rimasto solo nel suo studio, cominciò a passeggiare su e giù, quasi fosse in preda alla più viva inquietudine. Poi si fermò a un tratto; poi si mise di nuovo a passeggiare, finchè, fermatosi nuovamente dinanzi a un gran quadro ov’era ritratto il padre suo, esclamò in tuono concitatissimo:
– No, padre mio, no; io non mancherò alla mia parola; non mancherò alle speranze che lei forse aveva riposte in me. Lo giuro per quello che ho di più sacro; io compirò quello che lei non ha potuto fare… Io vendicherò la sua morte.
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