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Questo saggio, pubblicato la prima volta nel 1915 nella Nuova Antologia e ristampato nel 1915 e nel 1918, viene riproposto, in questa edizione che Liber Liber qui presenta, nel 1922, con revisioni ed aggiornamenti.
La lingua ladina è tesoro della popolazione ladina, una delle preziose minoranze anche linguistiche presenti ancora in Italia, diffusa nell’alto quadrante orientale italiano, a ridosso delle Dolomiti. L’area geografica è compresa nel Trentino-Alto Adige, Veneto e Friùli-Venezia Giulia e la lingua, che ha una serie di varianti, è considerata un idioma retoromanzo, raggruppamento di lingue neolatine, “il cui lessico e le desinenze […] appaiono quasi totalmente latine”. L’opera di Chiurlo si focalizza su una delle letterature prodotte in lingua ladina, quella friulana.
Particolarità del Friùli – grandiose e splendide le città che ne fanno parte come Udine, Trieste, Gorizia… – è l’essere una terra di confine che, pur percorsa nei secoli da varie e diverse popolazioni, ha saputo resistere conservando saldamente una sua specificità, una sua lingua, una sua letteratura. L’autore fornisce qui un interessante inquadramento geografico, storico ed etnografico della regione, descrivendo una popolazione, forte, pervicace e resiliente al massimo grado (1), le cui caratteristiche la distinguono da quella veneta, slava e tedesca:
“il friulano ha chiuse in sé alcune virtú veramente «classiche»: prima l’equilibrio tra la ragione e il sentimento, tra l’egoismo e l’altruismo, tra l’ottimismo e il pessimismo.” […]
«E iò cianti cianti cianti
E no sai bielsôl parcè;
E iò cianti cianti cianti
Sol par consolami me.» (2)
Se i primi saggi letterari in lingua ladina possono farsi risalire al ‘200, la trattazione più approfondita di Chiurlo parte all’incirca dal ‘600 ed arriva fino ai primi del ‘900 e termina con una ricca bibliografia. L’edizione dell’opera qui presentata ha permesso all’autore di informare di un’importante iniziativa a tutela e conservazione dell’idioma ladino: la fondazione, nel 1919, della Società filologica friulana.
La letteratura ladina del Friuli potrebbe quasi definirsi anche un’antologia, una crestomazia perché l’autore presenta molti brani anche popolari e poco noti. Grande parte ne fanno la poesia ed i poeti, ma viene citata anche una scrittrice di prosa italiana e ladina, Caterina Percoto (1812–1887), censita in Le Autrici della Letteratura Italiana (3).
L’autore, con quest’opera, dunque svela, attraverso il profilo di una storia letteraria e nei caratteri dei singoli autori, una individualità regionale precisa e suscita una coscienza, prima di lui latente e forse poi del tutto raggiunta grazie a Pier Paolo Pasolini.
(1) Ricordiamo che il Friùli fu teatro drammatico della grande guerra, “squarciata da trincee italiane ed austriache”. Ricordiamo anche che questa è la zona, soprattutto a nord di Udine, del terribile sisma del 1976 (di magnitudo 6.5 della scala Richter) che colpì numerosi comuni, come Gemona, Osoppo, San Daniele e molti altri. È divenuta quasi proverbiale la capacità di resistenza e di reazione dei friulani. Cassacco, dove Chiurlo è nato, è insignita della Medaglia d’oro al merito civile per la capacità di reazione agli eventi sismici del 1976.
(2) «E io canto canto canto, ma io stesso non ne so il perché; e io canto canto canto solo per consolare me stesso». Molto interessante è l’assonanza con la canzone popolare delle valli occitane del Piemonte che è ormai considerata l’inno occitano: Se Chanta o Se Chanto.
(3)Le autrici della letteratura italiana. Bibliografia dell’Otto/Novecento è un progetto di ricerca dell’Università degli studi di Padova. Dipartimento di studi linguistici e letterari, a cura della Prof.ssa Patrizia Zambon http://www.maldura.unipd.it/italianistica/ALI/principale.html
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi
Dall’incipit del libro:
Il Friúli è, ancora, una delle regioni meglio segnate della Penisola. Posto fra Italia e «Slavia», tra Venezia e «Germania», sulla via maestra delle incursioni barbariche, ebbe per lungo tempo una storia a sé, ha una lingua e una letteratura sue, e, con esse, una sua intima vita, diversa da quella delle genti che lo premettero e lo corsero per ogni lato, e contro le quali resistette, aperto a ogni influsso e pur tenace nella sua individualità; permeato da popoli diversi, e tuttavia cosí forte da respingerli o da fonderli in una gagliarda unità.
Le Alpi, che all’estremo lembo orientale d’Italia si restringono visibilmente a cerchio, e digradando al centro in un anfiteatro collinoso di natura morenica, tendono ad abbracciar da tre lati un’ampia distesa di pianura, troncata fra oriente e mezzogiorno dal mare, segnano i limiti della regione friulana; ché dai lati ove resta aperta, a oriente sorge, aspro contratto spugnoso, il Carso, a occidente il corso del Livenza apre la serie dei fiumi di flusso costante e di alveo ristretto che solcano la placida regione veneta; mentre tra Isonzo e Livenza le molte acque correnti hanno, per gran parte del loro corso, regime torrentizio, con larghi letti tortuosi non esenti da fenomeni carsici: tipico quell’enorme torrente del Tagliamento, che, superando spesso l’ampiezza di un chilometro, fra magre assai forti che lasciano per settimane scoperto il letto ghiaioso e piene impetuose che lo coprono tutto, taglia a mezzo la «Patria», ed è quasi il numen loci della regione.
Scarica gratis: La letteratura ladina del Friuli di Bindo Chiurlo.