Dall’incipit della tesi:

Da Licofrone a Raymond Roussel, passando per i Grand Rhétoriquers, la letteratura sperimentale intende uscire dalla semiclandestinità, affermare la sua legittimità, proclamare le sue ambizioni, darsi dei metodi, adattarsi insomma alla nostra civiltà scientifica. La sua vocazione è di partire in avanscoperta per tastare il terreno, tracciarvi nuove piste, accertarsi se una certa strada finisce in un vicolo cieco, se un’altra è in realtà soltanto vicinale, se un’altra ancora sbocca invece in una via regia che condurrà alle Terre promesse e agli Eldorado del linguaggio. I «Centomila miliardi di poesie» ci propongono uno di questi tentativi, inscrivibile in un capitolo più vasto che si potrebbe definire «letteratura combinatoria»…
Nel 1961 François Le Lionnais conia la formula «letteratura combinatoria» per disporre di un alveo letterario in cui collocare i Cent Mille Milliards de Poèmes di Raymond Queneau. Il contenuto della neonata nozione è intuibile solo per astrazione dagli esempi riportati: Le Lionnais si riferisce all’insieme delle pratiche letterarie in cui l’opera non fissa una volta per tutte la sequenzialità dei brani di testo che la compongono, ma ne prescrive anzi la ricombinazione secondo procedimenti formalizzati. L’opera combinatoria non viene così letta, ma semplicemente giocata: nella scatola della «letteratura combinatoria» il fruitore trova delle tessere di partenza, che può smontare e rimontare a piacere seguendo le «regole del gioco» annesse. Questo gioco del fare letterario delega così al lettore una parte considerevole della funzione autoriale; ciò che questa letteratura restituisce non è un prodotto letterario, ma un metodo di produzione, un oggetto letterario a metà strada tra l’opera e la struttura. E’ questo slittamento parziale del potere dell’autore a caratterizzare tutti gli esempi riportati da Le Lionnais, tra cui il distico «proteico» di Georg-Philipp Harsdörffer (XVII sec.), che consiglia di permutare a volontà i suoi elementi, da cui possono essere tratti 3.628.800 distici diversi:
Ehr, Kunst, Geld, Guth, Lob, Weib, und Kind
Man hat, sucht, fehlt, hofft und verschwind.
Le Lionnais fa notare che «il prurito combinatorio esercita le sue devastazioni al di là dei confini del linguaggio», accennando a ricerche analoghe nell’ambito musicale, da John Cage alla musica algoritmica di Pierre Barbaud, da Mozart a Stockhausen («Pezzo per piano n° 11»). In pittura si limita a segnalare «»Jazz», il mobile luminoso di Frank Malina, che consente 211 – 1 (= 2047) combinazioni».
Claude Berge prosegue il discorso di Le Lionnais, ancorando più saldamente questo insieme sconnesso di ricerche al campo delle formalizzazioni matematiche.

Anno accademico 1996/97, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Lettere e Filosofia, tesi di laurea in Storia della critica e della storiografia letteraria.

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