La guerra e la pace nel mondo antico è un saggio di Ettore Ciccotti, pubblicato nel 1901. Il libro esplora le dinamiche di guerra e pace nel mondo egizio, assiro-babilonese, greco e romano, mettendole in relazione con l’evoluzione sociale ed esaminandole nelle loro diverse cause e caratteristiche: lotta per le risorse, rivalità fra città stato e fra imperi, tensioni etniche e religiose, desiderio di conquista e di gloria. Da qui le diverse forme di guerra: di conquista, di difesa, religiose e civili.

Ciccotti sostiene che la pace e la guerra, e le tendenze opposte all’una e all’altra, possono essere viste come due termini dell’evoluzione sociale. Secondo lui, la tendenza alla guerra e la guerra permanente corrispondono alle forme economiche più primitive e allo stato più rudimentale di parassitismo.

Con un modo di produzione più progredito, si sviluppa sempre più fortemente la tendenza alla pace. Tuttavia, questa rimane un’aspirazione, spesso contrastata dalla realtà, finché vuole soltanto sostituire la concorrenza all’appropriazione violenta.

Ciccotti conclude che la pace può diventare una realtà solo con l’avvento di una struttura economica che, eliminando con la forma individuale della produzione ogni parassitismo di popolo verso popolo, d’individuo verso individuo, e limitando l’appropriazione della ricchezza per parte di ciascuno al solo prodotto del suo lavoro, tolga alla guerra ogni base ed ogni motivo utilitario:

«Poi, per un lento lavoro di stratificazione e di riordinamento, tra le ultime scosse di quel vero cataclisma sociale, nel riformarsi, pur su di una base non sostanzialmente diversa, dell’assetto sociale, emergevano nuovi gruppi etnici, nuove nazionalità, nuove compagini politiche, che, sotto l’assillo dell’antica concorrenza, rinnovavano l’antiche lotte; mentre dagli stessi orrori della competizione quotidiana, da’ sanguinosi conflitti che n’erano il contraccolpo, si svolgeva un nuovo sogno di fraternità universale, ove la pace avesse la base e la guarentigia in sistemi di vita alieni da ogni sfruttamento di un popolo a pro’ di un altro popolo, di un uomo a pro’ di un altro uomo.»

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Attraverso tutta la storia, trascorre visibile e continua, come una via rossa e dolorosa, una serie non interrotta e non terminata di conflitti e di guerre, onde appare insanguinata, contristata, straziata la terra. E questa traccia sanguigna, ha costituito e costituisce ancora, molte volte, agli occhi degli storici, come la trama, a cui si rannodano e in cui s’innestano uomini ed eventi, costituzioni e passioni, decadenze e fortune di popoli. L’amor proprio o il pregiudizio di nazione e di razza, l’interesse passionato di ogni grande fatto umano, gl’istinti felini, mal domi o solleticati nella lotta per la vita, si compiacciono spesso ed esultano nella narrazione, ove si rispecchiano, abbelliti e resi attraenti dal lenocinio dell’arte, i tratti e gli episodi della grande tragedia umana; e, per la forza dell’abitudine, di rado avviene che, mentre il libro cade di mano, l’animo conturbato o inorridito chieda a sè stesso: Ma è questa una grande sciagurata follia che soggioga il genere umano e pervade la storia e vi trionfa? Od è un destino cieco, inesorabile che condanna gli uomini, dalle origini, a un mutuo macello? O vi è una ragione storica di questi ricorrenti e permanenti conflitti, e quale è dessa? E quali ne sono le prospettive? Con quali speranze e con quale vaticinio ‒ se uno ve n’ha ‒ questo passato si riflette nell’avvenire?

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