In La guerra d’Italia, pubblicato in due volumi tra 1916 e il 1917, Luigi Barzini, in qualità di giornalista accreditato, racconta la sua esperienza diretta delle battaglie di terra, di mare e in aria sul fronte italiano nel 1916. Questo qui presentato, Sui monti, nel cielo e nel mare, è il primo volume e copre l’arco temporale dal gennaio al giugno 1916. Il secondo volume, D**al Trentino al Carso, anch’esso presente in Liber Liber, arriva al novembre 1916, concentrandosi sulle battaglie nel fronte nord-orientale.
L’opera, che costituisce indubbiamente e senza tentennamenti un’esaltazione dell’eroismo delle truppe italiane, sempre pronte, intelligenti, tenaci, si apre con la considerazione che la guerra ormai non è più quella di una volta, quando l’attacco offensivo era il primo passo, anche quando il nemico sembrava essere il più forte. Per prima cosa si attaccava, contando anche sull’effetto sorpresa:
«L’efficacia della difesa sopra fronti trincerate è aumentata in proporzioni gigantesche, favolose e inaspettate, mentre l’assalto è rimasto quello che è sempre stato: il precipitarsi di una folla ardimentosa. E nulla può eliminarlo, nulla può sostituirlo: bisogna che sia.»
Ora la ‘nuova’ guerra, questa guerra dei tempi moderni, è combattuta con mezzi all’avanguardia, con aeroplani nel cielo e incredibili navi sommergili nel mare. Si deve alla Germania aver concepito l’aereo come uno strumento per “scellerate missioni”. È così, scrive Barzini, che si va perdendo il senso “di una lotta leale e legale, la tradizione della guerra onorata”, tanto che egli sente la necessità e l’orgoglio di sottolineare sempre, in ogni pagina, la lealtà e la correttezza dell’azione delle truppe italiane a confronto della ‘bassezza’ del fare guerra da parte del nemico.
L’autore ha una grande capacità di suscitare immagini con similitudini di ogni giorno, come qui:
«Non si ode che lo scricchiolìo sottile e regolare delle graffie affibbiate alla scarpa, che penetrano nel gelo con un cigolare sommesso come di sughero tagliato.»
o di descrivere situazioni con tale forza e precisione quasi visiva da prendere del tutto il lettore:
«La vera valanga è rara, la valanga classica, il batuffolo che si distacca dai vertici, che raccoglie neve, che fa massa precipitando, per diventare il centro di una mole spaventosa, bianca e rombante. Sul Monte Nero è invece un continuo pattinare di strati, uno slittamento di superfici. Lungo i greti, nelle spaccature, nei canaloni, di tanto in tanto, la neve ammassata si mette in moto, con la lentezza di un varo; subito accelera la sua corsa, forma come una fiumana dai bordi in tumulto, scorre fra turbini di nevischio; poi si scompone, precipita, ha l’impeto e la maestà di un torrente in piena; sempre più rapida, si allunga, si allarga, è una cateratta di candori, veemente, pesante, che manda un rumore cupo, vasto, strisciante, sordo e come felpato. Ad un tratto essa si raccoglie, si gonfia e si calma. Arrivata nel fondo oscuro di qualche valloncello, tutta quella violenza si fissa. Fra schianti di alberi divelti che gesticolano ai limiti della valanga, appare una confusione di onde subitamente immobili, una tempesta ferma, marmorea, silenziosa, che qualche volta è una grande tomba.»
Notevoli sono i capitoli dedicati all’ascesa e discesa sul Monte Nero e alla descrizione della vita nei sottomarini e della guerra sul mare.
E forse macchiate un po’ di retorica ma ciononostante fortemente evocatrici sono le pagine in cui l’autore si fa quasi poeta, pur nel descrivere un’azione di guerra:
«La squadriglia aveva navigato durante lunghe ore a velocità ridotta aspettando il tramonto della luna per avvicinare le rive nemiche. Scivolava quasi senza rumore in una calma oleosa. Solo le scie turbavano l’immobilità delle acque con lunghe fughe divergenti di onde brevi, eguali, simmetriche. Verso mezzanotte la luna è discesa all’orizzonte, rossa ed enorme, e per qualche momento il vertice della sua falce è rimasto sul mare come una gran vela fiammante. Poi è affondata, e miriadi di stelle si sono accese nel cielo profondo, tutto lo scintillante pulviscolo di soli e di mondi delle notti più pure, aperte sull’infinito.»
Il tema, che è indubbiamente la guerra, è svolto con ricchezza di immagini e di situazioni, pur non togliendo nulla alle atrocità ed ai lutti, tanto da rendere la lettura senz’altro interessante ed attuale.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del libro:
Gennaio 1916.
Nella residenza del Comando Supremo dell’Esercito vi è un uscio che, simile a quello fatato della leggenda indiana, restituisce gli uomini sempre diversi da come sono entrati. Nessuno lo riattraversa con la stessa anima di prima.
Esso s’inquadra sulla parete chiara di un ampio salone, arioso, profondo, inondato dalla luce che irrompe da grandi vetriate, oltre le quali si profila la grigia balaustra di un lungo balcone sulle nebulosità lontane di alberi nudi. Inoltrandosi nella nobile sala vien fatto istintivamente di abbassare la voce e di camminare con cautela per non fare rumore. Vi si respira la solenne atmosfera di rispetto e di raccoglimento di un luogo sacro. Varie porte in giro si aprono e si chiudono continuamente al passaggio rapido e discreto di ufficiali affaccendati, ma ad una sola gli sguardi e il pensiero dei presenti si volgono al minimo rumore con una fissità improvvisa che sembra densa di indefinibile attesa.
Scarica gratis: La guerra d’Italia. Sui monti, nel cielo e nel mare (gennaio-giugno 1916) di Luigi Barzini.