Dall’incipit della tesi:
Con questa tesi di ricerca, dal titolo “La frutticoltura nell’economia agricola della Val di Non”, mi propongo di analizzare e di far risaltare il grado d’importanza economica che la frutticoltura è venuta ad assumere nel corso del tempo: da attività agricola marginale e integrativa è divenuta un fattore determinante dello sviluppo della Val di Non. Ho cercato di cogliere e di analizzare i suoi rapporti con l’evoluzione dell’intero comparto agricolo e la sua relazione con l’economia complessiva della valle.
Il lavoro svolto cerca di ricostruire, dal punto di vista economico, l’evoluzione dell’agricoltura anaune dalla fine del diciottesimo secolo ad oggi ripercorrendo le fasi che portarono da un’economia agricola prevalentemente di sussistenza alla moderna economia integrata, basata sulla monocoltura frutticola.
Ho diviso il periodo preso in considerazione in quattro momenti che ritengo significativi per descrivere l’evoluzione temporale dell’agricoltura anaune.
Il primo periodo esaminato parte dalla fine dell’Ottocento per giungere fino alla prima guerra mondiale: in questo lasso di tempo l’agricoltura anaune è soggetta a trasformazioni minime. L’economia della valle è basata sull’agricoltura di sussistenza: ogni attività praticata all’interno dell’azienda agricola è volta, principalmente, al sostentamento della famiglia contadina e quindi vengono privilegiate le colture necessarie per l’alimentazione dei componenti della famiglia e per quella degli animali domestici. Anche la vite è coltivata prevalentemente per la produzione di vino destinato al consumo locale. La produzione di foglie di gelso, legata all’allevamento dei bachi da seta, è un’attività agricola praticata esclusivamente per il mercato. Anche lo sfruttamento dell’ampio patrimonio forestale, per la parte eccedente il fabbisogno, è destinato alla vendita fuori valle. In questo periodo comincia a suscitare interesse economico la produzione di frutta, coltivata prevalentemente nei prati e nei giardini vicini all’abitato.
Il secondo momento riguarda il periodo compreso tra le due guerre mondiali. L’agricoltura della valle rimane pressoché immutata: si assiste ad una leggera contrazione dell’arativo, compensata da un aumento della produttività per ettaro, ad un certo calo del prato e del vigneto e alla riduzione del numero di capre e pecore. La frutticoltura, al contrario, prende consistenza e vede un considerevole incremento.
Relatore Prof. Fabio Giacomoni, anno accademico 2001/02, Università degli Studi di Trento, Facoltà di Economia e Commercio, tesi di laurea in Economia e Commercio.