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Questo secondo volume illustra il viaggio nelle isole Ionie e nella Grecia compiuto da Francesco Cusani (1802-1879) subito dopo quello da lui fatto in Dalmazia, ed esposto nel tomo precedente. Lo principiò il 16 maggio 1840, muovendo nuovamente da Trieste e dirigendosi alla volta di Corfù, Santa Maura e Cefalonia; le sue successive tappe furono Zante, Patrasso, Corinto, Micene, Argo e Tirinto, finché da Nauplia giunse ad Atene, la meta finale, e dopo un prolungato soggiorno riprese la via del ritorno con qualche altra sosta intermedia, rientrando in Italia via mare sul finire del settembre dello stesso anno.
Precise, circostanziate e desunte da appunti presi lungo il percorso oltre che da documentazione preliminarmente attinta, anche qui le tematiche odeporiche fanno da cornice a un prevalente discorso di carattere storico-politico legato a una visione patriottica della Grecia, che il Cusani considerava profondamente vincolata all’Italia per il comune passato e le più attuali rivendicazioni indipendentistiche, nel solco di un proprio concetto di “nazione” che fin dagli anni giovanili aveva enucleato su ispirazione di Gian Domenico Romagnosi, e nel quale princìpi libertari di stampo romantico e liberale convivevano con ideali cosmopoliti e universalistici di origine illuminista.
Ne risultò un libro esauriente e piacevolmente discorsivo, ben dosato nella narrazione degli avvenimenti, nell’esposizione degli aspetti descrittivi, nelle notazioni sulle quotidianità locali e nel racconto delle non poche disavventure itineranti occorse al suo autore; su tutto risalta il vivace affresco delle radicali trasformazioni che un po’ ovunque stavano allora modernizzando la vita e lo stesso tessuto urbanistico di Atene, appena eletta capitale della Grecia dopo secoli di oscurantismo ottomano.
Sinossi a cura di Giovanni Mennella
Dall’incipit del libro:
La linea retta, pei matematici la più breve, non lo è pei viaggiatori, bensì quella che offre loro comunicazioni immediate e sicure da luogo a luogo senza tener conto della distanza intermedia. Perciò volendo io recarmi a Corfù dovetti retrocedere a Trieste, navigando oltre 1200 miglia, quantunque da varj porti della Dalmazia sia di gran lunga minore la traversata, e quantunque da Cattaro internandosi per terra nell’Albania si sbocchi lungo la costa dell’Epiro, che soltanto uno stretto canale divide da Corfù. Comunicazioni brevi e facili entrambe sulla carta geografica, non già praticamente. Cattaro, Ragusa, Spalato, e in genere tutti i porti della Dalmazia, avendo poca o nessuna relazione commerciale colle Isole Jonie, perchè rarissime volte vi si trovano legni pronti a salpare per le medesime. Ma data anche la felice combinazione d’imbattersi in un legno che, uscendo da que’ porti, toccasse Corfù, qual viaggiatore sarebbe sì pazzo d’imbarcarsi sopra una barcaccia, o un trabaccolo affrontando i disagi non lievi di una navigazione che può durare qualche settimana, sconfortato d’ogni comodità, e ristretto alla compagnia di pochi rozzi marinaj?
Scarica gratis: La Dalmazia, le isole Jonie e la Grecia (visitate nel 1840). Volume secondo di Francesco Cusani.