Ieri sera, 16 marzo, si è tenuta presso la Libreria Feltrinelli di via Manzoni, a Milano, la presentazione della mostra «La vita di Rebecca» e del libro Il silenzio dei violini di Roberto Malini e Paul Polanski (ed. Il Foglio Letterario collana «Orizzonti»).
La saletta che dà sul Museo Poldi Pezzoli, che da quasi cinquant’anni ospita incontri e mostre, era gremita. Alle pareti, le gigantografie dei disegni con cui Rebecca, nel corso degli anni, ha raffigurato su un taccuino i momenti più importanti della sua giovane vita, vissuta per tanto tempo in fuga da una città all’altra, da una baracca all’altra, mentre la sua realtà quotidiana veniva continuamente distrutta dagli sgomberi, dalle ruspe, dagli interventi della forza pubblica o di manipoli di razzisti.
Giuseppe Como, preside del liceo «Boccioni» di Milano, presso cui studia Rebecca, ha introdotto la serata, illustrando le tappe della vita della giovane artista: a Milano, dove la sua famiglia ha subito numerose aggressioni; a Napoli, nel 2008, proprio durante i «roghi di Ponticelli» di cui si occupò a lungo la stampa, quando l’odio razziale si impadronì della cittadinanza, che diede vita a una vera e propria «caccia alle streghe» nei confronti della comunità Rom, bruciando i campi e usando violenza alle famiglie rifugiate in essi. E poi a Potenza, dove per più di un anno il papà e il fratello maggiore di Rebecca hanno potuto lavorare. Quindi ancora a Milano. Il professor Como ha ricordato anche i momenti felici dell’esistenza di Rebecca e della sua famiglia e in particolare il suo incontro con Roberto Malini, poeta e difensore dei diritti umani, co-presidente – con Dario Picciau e Matteo Pegoraro – del Gruppo EveryOne.
Con il supporto umanitario di EveryOne, iniziato nel 2007, la famiglia è riuscita a vivere finalmente in una casa e Rebecca ha potuto coronare il suo sogno di studiare e dipingere. Con orgoglio, il preside ha citato i due importanti riconoscimenti che la giovane pittrice ha conseguito: il Premio Unicef-Caffè Shakerato (2008) e il Premio della Fondazione Adolfo Pini di Milano (2011). Roberto Malini ha parlato del suo lavoro di poeta che è ormai tutt’uno con quello di attivista per i diritti umani, spiegando al pubblico come il clima di intolleranza, che da anni ha contagiato le istituzioni, renda difficile, a volte drammatica tale opera.
Riguardo alla cultura Rom, ha descritto alcune loro importanti tradizioni, che si sono riflesse anche sulla poesia dell’autore: la Judecata (o Romani Criss), il sistema dei diritti e delle norme giuridiche adottato dal popolo Rom e lo Sfato, una favola che gli anziani Rom improvvisano la sera a beneficio dei ragazzi e che spiega loro i valori della vita.
Malini, a conclusione del suo intervento, ha letto la poesia Canto di un viaggiatore Ursaro, inno alla vita semplice dei Rom, regolata dai ritmi della natura.
Rebecca ha ricordato alcune vicende della sua vita, fissate nelle sue opere. Il pubblico si è commosso quando ha spiegato le motivazioni che la spingono a fare arte nonostante le innumerevoli difficoltà: «Quando inizio un’opera, desidero che il mio lavoro tolga un po’ di sofferenza al mondo. Dipingo gli episodi tristi che avvengono intorno a noi e colpiscono i poveri, perché sogno che non accadano mai più. Dipingo mondi fantastici, in cui gli esseri umani e la natura vivono d’amore e d’accordo, perché è così che vorrei il mondo. Desidero raccontare alla gente la bellezza del vivere insieme senza differenze, senza odio, in pace».
Sono intervenute durante la serata anche le autorità presenti nella saletta: Marina Lazzati, assessore provinciale all’Istruzione, Ruggero Gabbai, regista e consigliere del Comune di Milano (che ha parlato del suo lungo rapporto con i Rom e del suo sentimento di amicizia e solidarietà verso questo popolo discriminato. Un film di Gabbai, del 1999, è dedicato proprio ai Rom: Cici Daci Dom, noi zingari d’Italia. Dopo l’intervento di un altro consigliere comunale, alcuni insegnanti di Rebecca hanno preso la parola, illustrando il loro rapporto con la giovane allieva, riconoscendone il notevole talento, unito a una creatività innata e originale. È grazie a loro che Rebecca segue ora un percorso virtuoso, che dovrebbe condurla al diploma e a un inserimento nel mondo dell’arte, in cui Rebecca può davvero esprimere molto.
Il libro Il silenzio dei violini è riuscito a coniugare nel ritmo cantilenato dei versi, passione e dolore, sociale e umano e la poesia di Roberto e Paul si è assunta il compito di essere portavoce della sofferenza di un popolo che non ha mai perso sorriso e speranza.