Dall’incipit della tesi:
A cosa serve studiare uno scrittore vissuto 500 anni fa, visti il cambiamento delle situazioni storiche, delle istituzioni, dei problemi e gli enormi cambiamenti sviluppati nella teoria e nella pratica contemporanea?
Un’occhiata al periodo nel quale visse Cusano, ed alla sua stessa biografia, mostra quanto quel periodo sia vicino al nostro per essere stato un periodo di difficoltà, di tensioni, di forti contrasti: Cusano fu un uomo alla frontiera di due mondi.
Cusano si occupò principalmente dell’indagine dottrinale della Chiesa, ma era anche un giurista oltre che uomo d’azione; visse in quest’epoca così difficile e riuscì a realizzare l’imponente fatica di armonizzare in una brillante combinazione i due momenti dell’universalismo medievale e delle nuove idee che si evidenziavano non soltanto sul piano giuridico-politico, ma anche su quello filosofico e critico-storico.
Esiste comunque un vero collegamento tra le dottrine conciliari ed il loro sviluppo politico: in pratica teorie specificamente teologiche mostrano la loro espressione concreta nei riflessi sullo stato e si concretizzano in certe forme pubblicistiche.
Naturalmente lo stato moderno non nasce solo da queste teorie, dato che contribuiscono alla sua formazione vari motivi, alcuni dei quali già in atto da tempo, ma anche dal fatto che senza la loro esistenza e poi scomparsa lo stato moderno non sarebbe nato sotto la forma che conosciamo.
In mancanza dell’esperienza della democrazia e del parlamentarismo conciliari, che dovranno essere descritti in modi diversi dalla democrazia e dal parlamentarismo contemporanei, appare chiaro che non sarebbe stato possibile l’assolutismo monarchico e signorile: senza Cusano non avremmo avuto Bodin e Machiavelli.
In questo lavoro non si vuole osservare il pensiero conciliare nella sua storia, ma guardarlo nella sua persona maggiormente significativa, Cusano, non soltanto perché in Cusano il pensiero conciliare trova la sua migliore sistemazione, ma specialmente perché proprio in Cusano, filosofo e uomo della Chiesa, si possono vedere sia la scomparsa del pensiero conciliare, sia lo sviluppo di ideali che contrassegneranno l’ultima parte del Quattrocento e serviranno al Rinascimento.
Si può dire che il De concordantia catholica è l’ultima ed importante voce del periodo conciliare, potremmo dire il testamento di un orientamento politico della Chiesa che dava i suoi ultimi colpi di coda.
Relatore prof. Enzo Sciacca, anno accademico 1991/92, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Politiche.