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La Città dell’oro, pubblicato nel 1898, è un romanzo d’avventura di Emilio Salgari. La storia è ambientata nel Sud America, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, e racconta di una spedizione di quattro uomini alla ricerca dell’Eldorado, la mitica città d’oro.
Non lo definirei il migliore tra i romanzi di Salgari: i protagonisti sono due cugini, il proprietario terriero Raffaele e Alonzo, che lo ha appena raggiunto dalla Florida, che sin dalla prima pagina si dimostrano imbranati, sbagliando il tiro durante una caccia al giaguaro e rischiando di essere sopraffatti dal felino. Li salverà il pronto intervento dell’indiano Yaruri, che uccide il giaguaro con una mazzata in testa. Yaruri è il vero protagonista del libro: ha una forza eccezionale, conosce tutte le piante e gli animali della foresta, e soprattutto conosce l’ubicazione della mitica Città dell’oro, dalle colonne e dai tetti d’oro, cercata nei secoli da conquistadores che non l’hanno mai trovata. Propone ai due cugini di accompagnarli alla città, purchè l’aiutino a vendicarsi del suo nemico Yopi, che è diventato il capo degli indigeni che abitano la città.
Il quarto protagonista è il dottor Velasco, medico e naturalista, il cui compito, nell’economia del romanzo, è quello di fare lunghe e dettagliate spiegazioni sulle piante e gli animali incontrati di volta in volta. E ce ne sono tanti, da quelli pericolosi, come i caimani, i pipistrelli vampiri, i tapiri, i pesci caribe e le formiche rosse, a quelli innocui come il formichiere. L’intento didascalico è sempre presente nei romanzi di Salgari, ma in questo calca particolarmente la mano, mentre l’intreccio del romanzo lascia un po’ a desiderare.
Nonostante gli agguati di due indiani, fuggiti dalla piantagione di Raffaele, il quartetto riesce a superare numerosi ostacoli e ad arrivare alla Città dell’oro grazie a Yaruri, che si rivela anche incantatore di serpenti, ma a questo punto le cose si mettono male…
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
‒ Bada, Alonzo! Se ti piomba addosso, non so se il medico, quell’ottimo Velasco, saprà accomodarti le ossa.
‒ Non temere, cugino, ho il polso fermo e l’occhio sicuro.
‒ Ma quei dannati giaguari spiccano tali salti da far invidia alle tigri indiane. Anche la settimana scorsa mi hanno storpiato uno schiavo presso la foce dell’Arauca, sebbene quel disgraziato fosse un abile cacciatore.
‒ Ma non aveva fra le mani un buon fucile.
‒ Una freccia intinta nel velenoso curaro vale quanto una palla di fucile.
‒ Non mi fido, cugino Raffaele, di quelle freccie.
‒ Hai torto. Volano via silenziose e non falliscono mai, quando sono lanciate da un indiano dell’Orenoco. Ti dirò poi che….
‒ Zitto, cugino!
Scarica gratis: La città dell’oro di Emilio Salgari.