Componimento in versi strutturato in 25 quartine di endecasillabi a rima incrociata. Siamo di fronte a una “poesia di protesta”, genere certamente non particolarmente diffuso in Italia dove il movimento poetico è sempre stato unito a un concetto di scrittura legato a regole stilistiche e dove i temi sviluppati sono di stampo metafisico.
La poesia di protesta discende generalmente dalle tradizioni poetiche orali; si sforza sempre di coniugare le formali regole stilistiche con l’impulso teso a suscitare entusiasmo riguardo agli argomenti trattati fino a voler raggiungere capacità di stimolo in direzione di un’azione sociale antagonista. Anche in questo caso lo sforzo stilistico di Fancello si flette – pur cercando di non stravolgere l’aspetto formale e artistico del verso – per dare spazio allo sdegno del poeta riguardo ad alcune delle più evidenti brutture sociali, come, in primo luogo, la guerra unita alla prepotenza del padrone e all’oppressione del fisco. Per cui al termine delle prime nove quartine dove viene descritta l’arte del vignaiolo e l’evolversi del frutto della sua fatica, la decima esplode nella desolata disillusione:
Ma ahime! t’illudi, povero bifolco,
Non è quotato in borsa il tuo sudore;
Quello che non prosciuga il tuo signore!
Il fisco lo tien d’occhio sin dal solco!
E dopo questa oppressione che viene ulteriormente descritta nelle successive quartine, c’è l’utilizzo in prima fila di operai e contadini quando si verifica un’avanzata di un «supposto nemico». Le ultime quartine portano alla mente un’altra poesia-canto di protesta, cioè la Guerra di Piero di Fabrizio De Andrè. La domanda di chi viene inviato a uccidere un altro con la “divisa di un altro colore” è sempre quella del perché si debba sparare a un altro infelice, padre di bimbi. La titubanza di Piero lo porta a morte mentre il vignaiolo di Fancello è molto più determinato e si ripromette di prendere a bersaglio il proprio generale:
Compagno t’assicuro, se rimango
Con lui, gli tiro un colpo di fucile.
Non c’è dubbio che si sia lontani dalla poesia “di protesta” per esempio di un Langston Hughes, ma anche di Arturo Giovannitti (già presente in questa biblioteca Manuzio) o di Antonio Gamberi, che pubblicheremo a breve; il breve testo, che pur stampato senza indicazione di data può essere temporalmente collocato dopo la prima guerra mondiale e prima dell’avvento del fascismo, è tuttavia una testimonianza delle emozioni e delle passioni del poeta e del militante politico.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
I.
Dentro la botte l’anima del vino
Al buio fresco della sua cantina
Innalzava contento ogni mattina
Il fraterno peana al contadino.
II.
E dicea: Della tua pena infinita,
Fratello, io ti son riconoscente:
Quanta fatica e quanto sole ardente
Ci vuol per darmi l’anima e la vita.
III.
La mia nonna vulcanica e ferace
Pulisti con la ronca e col piccone;
i basalti ordinati in muraglione
veston di lutto il clivio; or dorme in pace.
IV.
Alle nebbie ed al gelo; all’acqua, al vento
Ch’asciuga troppo e screpola le zolle:
Non più fumante il vertice del colle
Lancia ceneri e lave, or esso è spento.
V.
I tuoi pendii scoscesi bacia il sole
Di primavera, e i tralci verdeggianti
teneri, rugiadosi ed abbondanti.
Preparare a Lieo la forte prole.
Scarica gratis: Il vino di Pasquale Fancello.