Il Tao e Aristotele
Il Tao e Aristotele

Richard E. Nisbett, studioso americano di psicologia sociale e cognitiva, insegna presso le Università di Yale e del Michigan. Un giorno un suo studente di origine cinese gli dice: «la differenza tra noi due è che per me il mondo è un cerchio, mentre per lei è una linea». Grazie a questa sollecitazione estemporanea, la ricerca del professore subisce una brusca sterzata: fino ad allora un convinto universalista riguardo alla natura del pensiero umano, comincia a indagare i riflessi della cultura e della formazione sui processi cognitivi.
E scopre – ce lo racconta nel bel libro Il Tao e Aristotele. Perché asiatici e occidentali pensano in modo diverso (ed. Rizzoli, 2007) – che sul punto le scienza sociali hanno più ragione del cognitivismo nel sostenere che «la cognizione umana non è dovunque la stessa». Gli occidentali sono più inclini alla categorizzazione e all’astrazione della parte dal tutto; gli orientali sono più attenti alle relazioni tra le cose e all’importanza del contesto: «la ricerca dimostra che esistono enormi differenze tra asiatici ed europei nella natura dei processi mentali, e i risultati avvalorano le ipotesi dei ricercatori non psicologi arrivando a contemplare in maniera sorprendente numerosi fenomeni mentali nuovi».
Partendo da un esame «testuale» delle due mentalità, quella occidentale (rappresentata da Aristotele) e quella orientale (Confucio) e procedendo attraverso test ed esperimenti di laboratorio, Nisbett conclude che le differenze significative tra i due diversi modi di pensare non vadano ricondotti all’ambito genetico (quello delle cose «innate»), ma siano il frutto di due diversi approcci alla realtà conservatisi per millenni, che includono relazioni sociali, punti di vista sulla natura delle cose e processi di pensiero tipici.
Nisbett auspica che il suo lavoro possa avere delle ricadute «sulla possibilità di realizzare una convivenza pacifica tra Est e Ovest attraverso la reciproca comprensione delle differenze di pensiero». Una lettura oggi importante, accanto a quelle sulla filosofia interculturale e sul dialogo interreligioso.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.