Pubblicato Il tabarro di Giuseppe Adami.

Libretto per l’omonima opera in un atto di Giacomo Puccini, tratto da La houppelande di Didier Gold. Ambientato su un barcone da carico ormeggiato sulle rive della Senna, questo libretto narra dell’amore adultero tra la moglie del proprietario del barcone, molto più giovane, e di un giovane scaricatore. Michele, il marito, sospetta e tende un tranello a Luigi, l’amante, lo costringe a confessare e l’uccide, nascondendolo nel suo tabarro. Quando Giorgina, la moglie adultera, torna sul barcone, Michele apre il tabarro mostrando il cadavere dell’amante.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Un angolo della Senna, dove è ancorato il barcone di Michele.
La barca occupa quasi tutto il primo piano della scena ed è congiunta al molo con una passerella.
La Senna si va perdendo lontana. Nel fondo il profilo della vecchia Parigi e principalmente la mole maestosa di Notre-Dame staccano sul cielo di un rosso meraviglioso.
Sempre nel fondo, a destra, sono i caseggiati che fiancheggiano il lungo-Senna e in primo piano alti platani lussureggianti.
Il barcone ha tutto il carattere delle consuete imbarcazioni da trasporti che navigano la Senna. Il timone campeggia in alto della cabina. E la cabina è tutta linda e ben dipinta con le sue finestrette verdi, il fumaiolo e il tetto piano, mod’altana, sul quale sono alcuni vasi di geranii. Su una corda sono distesi i panni ad asciugare. Sulla porta della cabina, la gabbia dei canarini.
È il tramonto.Quando si apre il velario, Michele – il padrone del barcone – è seduto presso il timone, gli occhi fissi a contemplare il tramonto. La pipa gli pende dalle labbra, spenta.
Dalla stiva al molo vanno e vengono gli scaricatori trasportando faticosamente i sacchi, e cantando questa loro canzone:

Oh! Issa! Oh!
Un giro ancor!
Se lavoriam senza ardore,
si resterà ad ormeggiare,
e Margot
con altri ne andrà.