Quando, nel 1902, l’allora venticinquenne Lipparini scrisse Il signore del tempo, la letteratura d’anticipazione (divenne “fantascienza” quando nel 1952 Monicelli tradusse così il termine science fiction, coniato nel 1926 da Hugo Gernsback) si era già addentrata nei meandri della dimensione tempo, legittimata in questo dalle elaborazioni teoriche di Hermann Minkowski sul continuum spazio-temporale. Con impostazioni diverse avevamo avuto nel 1895 The time machine di H.G. Wells (già disponibile in questa biblioteca Manuzio) pubblicato in prima traduzione italiana proprio nel 1902, e, nello stesso 1902, Albert Robida aveva dato alle stampe L’Horloge des siècles (disponibile prossimamente nella biblioteca Manuzio) dove il tempo scorre al contrario.
Ma il vero antecedente del romanzo di Lipparini va ricercato nel Historioscope di Eugèn Mouton, tradotto per la prima volta in italiano solo nel 2022. Mi risulta che solo un romanzo di Mouton sia stato tradotto in italiano, nel 1932, Capitano Cougourdan, ma la popolarità dell’Historioscope all’estero è stata per un periodo abbastanza vasta. L’elemento che il romanzo di Lipparini condivide con quello di Mouton è la riflessione di come il concetto di “privacy” si trovi ad essere completamente azzerato in seguito all’invenzione che viene descritta. Ma Lipparini riesce a condensare nel suo romanzo una ben più ampia quantità di temi. Nell’università di una piccola città tedesca l’astronomo prof. Schwarz scopre un metodo per fotografare e filmare il passato. Le prime dimostrazioni, culminanti nel sensazionale filmato del funerale di Giulio Cesare, sono accolte entusiasticamente dalla piccola comunità e hanno subito risalto a livello nazionale, solo osteggiate dall’ambiente oscurantista dei religiosi, preoccupati per la possibile smentita che avrebbe la cronologia biblica se si potessero vedere uomini precedenti rispetto alle date presunte della creazione. Era ancora molto accreditata, specialmente nei paesi dove erano egemoni i protestanti, la datazione di James Ussher, il quale collocava il momento della creazione al 23 ottobre del 4004 a.c. a mezzogiorno in punto.
Ma nel frattempo la sempre più inconfutabile scoperta del “tempo profondo”, i ritrovamenti fossili, la teoria dell’evoluzione avevano minato queste certezze che avrebbero potuto subire un colpo mortale dalla scoperta del Prof. Schwarz. Ma nel momento in cui Schwarz perfezionando il suo studio annuncia di poter fotografare e filmare il passato recente e recentissimo, tra la popolazione della cittadina inizia a serpeggiare sospetto, malcontento e panico. Non solo tra i fuorilegge, ma anche tra la gente comune e rispettabile. Lipparini è abilissimo nel rappresentare la tendenza all’ipocrisia nella comunità scientifica e civile della cittadina. E non manca di ironia e di umorismo nel descrivere la storia d’amore che si dipana tra la figlia del professore e un docente dell’università sotto gli occhi del geniale inventore ma completamente a sua insaputa; allo stesso modo al prof. Schwarz sfugge completamente il fatto che la moglie sia tutt’altro che insensibile alla corte di un ufficiale di artiglieria. Non manca una non troppo velata satira verso l’abitudine degli universitari tedeschi di ricorrere frequentemente al duello.
Il Signore del tempo apparve inizialmente come romanzo d’appendice nel 1902 sul quotidiano bolognese “Il resto del Carlino”. Solo nel 1904 Lipparini riuscirà ad ottenere l’edizione in volume presso l’editore Sandron, che, nonostante la cura dedicata – la copertina è opera di Luigi dal Monte che era già direttore artistico di La Tribuna Illustrata – non ebbe lo sperato ritorno in termini di vendite e di successo, benché le recensioni fossero state generalmente buone. Lipparini si era adoperato per giungere alla pubblicazione in volume del romanzo, come si evince dallo scambio epistolare con Mario Novaro che oggi ritroviamo nel I° volume di “Lettere a la Riviera Ligure” curato nel 1980 da Pino Boero. Ma i tentativi di Novaro presso Streglio e la casa editrice Galli di Carlo Chiesa & F Guindani non furono fruttuosi.
Il tema cruciale di cosa accadrebbe in un mondo privato della sua privacy da un’invenzione capace di svelare il passato recente viene ripreso, molti anni dopo, nel 1956, da Isaac Asimov (con altro spessore letterario e di conoscenza scientifica, ma il romanzo di Lipparini va contestualizzato nel suo tempo) nel racconto The dead Past, tradotto in italiano con titoli diversi (Struttura anomala, Il passato è morto, Il Cronoscopio). Da ricordare anche, in tema di sconvolgimento della privacy dovuto alle distorsioni temporali, l’apprensione del povero Qfwfq nel racconto di Italo Calvino Gli anni Luce compreso in Le Cosmicomiche.
La dimensione “tempo” occupa nella narrativa fantascientifica un ruolo decisamente importante. Il tempo si configura come l’ostacolo primario che si frappone tra l’essere e l’esplicazione del mondo fantastico; per questo riuscire a scalfire o addirittura infrangere la sua angosciante, ma solo apparente, solidità permette la realizzazione fantasmagorica delle più audaci avventure letterarie, ma anche la pratica applicazione di ardite ipotesi scientifiche in grado di ribaltare l’ordine consolidato della stessa tradizione accademica che di queste applicazioni è la fonte primaria. In questo percorso letterario, decisamente affascinante per gli appassionati, il romanzo di Lipparini porta la sua piccola ma non insignificante pietra.
L’edizione elettronica che abbiamo preparato conserva le peculiarità ortografiche e lessicali tipiche dell’epoca e dello stile letterario dell’autore, emendando invece gli evidenti refusi tipografici.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Quando il professore Antonio Schwarz entrò nella vasta sala dell’Accademia delle Scienze di Oppendorf, un mormorio di soddisfazione corse per i banchi ove sedevano gli accademici in pompa magna e per le file delle seggiole ove il pubblico era gremito.
— Finalmente, – mormorò il dottore e accademico Teuffel all’orecchio del suo vicino, un matematico grave e severo: – il nostro illustre uomo si è degnato di venire. Io credeva quasi che una distrazione lo avesse impedito.
— Infatti, – rispose il matematico, – degnatevi di considerare che il suo abito non è certo adatto all’oratore di una tale cerimonia.
E veramente lo Schwarz indossava ancora sopra l’abito festivo la veste da camera che si era dimenticato di togliersi. La stoffa variopinta che lo avvolgeva, contrastava apertamente con la gravità del suo volto. Ma l’usciere, aiutandolo a togliersi di dosso l’incomoda veste, lo fece apparire quale doveva essere, serrato nella lunga marsina le cui ampie code gli davano l’aria di un uccellaccio rapace.
Intanto il presidente della Accademia, il dotto e calvo Von Martini, gli era andato incontro con volto festoso, stendendogli la mano ove l’anello rettorale splendeva. Il pubblico, che aveva riso quando l’usciere si era avvicinato rispettosamente all’illustre scienziato per toglierli quella sopraveste di novissima foggia, cominciava a impazientirsi.
Scarica gratis: Il signore del tempo di Giuseppe Lipparini.