Il trattato nacque da una disputa tra Galileo e Orazio Grassi sull’origine delle comete. Nell’autunno del 1618 erano apparse tre comete, divenute oggetto di discussione da parte di scienziati e filosofi.

Il gesuita Orazio Grassi nel 1619 pubblicò un trattato, De tribus cometis anni MDCXVIII disputatio astronomica, proponendo una spiegazione a questo fenomeno. Galileo rispose tramite un suo discepolo, Mario Guiducci, col Discorso delle comete. Il Grassi sempre nel 1619, sotto lo pseudonimo di Lotario Sarsi, replicò con la Libra astronomica ac philosophica e Galileo, fingendo che il Sarsi fosse una persona diversa dal Grassi, scrisse il Saggiatore in opposizione alla Libra.

Il titolo dell’opuscolo deriva dalla bilancia di precisione, il “saggiatore” appunto, con la quale gli orefici pesano l’oro, in contrapposizione alla grossolana “libra” (stadera), con la quale il Grassi, secondo il parere di Galileo, pesa le opinioni, che esse siano proprie o altrui.

Nella sua opera il sedicente Lotario Sarsi argomentava le sue dimostrazioni menzionando uova, fionde e Babilonesi, argomenti sui quali Galilei, rivendicando la superiorità delle osservazioni empiriche sulle argomentazioni non dimostrate, così si esprimeva: «Se il Sarsi vuole ch’io creda a Suida che i Babilonii cocesser l’uova col girarle velocemente nella fionda, io lo crederò; ma dirò bene, la cagione di tal effetto essere lontanissima da quella che gli viene attribuita, e per trovar la vera io discorrerò così: “Se a noi non succede un effetto che ad altri altra volta è riuscito, è necessario che noi nel nostro operare manchiamo di quello che fu causa della riuscita d’esso effetto […]: ora, a noi non mancano uova né fionde, né uomini robusti che le girino, e pur non si cuocono […]; e perché non ci manca altro che l’esser di Babilonia, adunque l’esser Babiloni è causa dell’indurirsi l’uova, e non l’attrizion dell’aria”».

L’ipotesi di Galileo che le comete fossero delle apparenze dovute ai raggi solari era sbagliata, mentre il Grassi, correttamente, affermava che esse erano corpi celesti. Ma Galileo aveva ragione nel sostenere che non era la scienza libresca del Grassi quella giusta, in quanto non fondata sulle esperienze, bensì sui libri degli antichi e sull’astrazione. Galileo invece si basava sul suo nuovo metodo scientifico, basato sull’osservazione e la sperimentazione, di cui Il Saggiatore fornisce per la prima volta le linee programmatiche.

Celeberrima, in quest’ottica, è la metafora del “libro della natura”: esso sarebbe costituito, secondo Galilei, non da carta – come pare intendere il “Sarsi” – bensì da “triangoli, cerchi ed altre figure geometriche” (cap.6), e solo chi si intende di matematica può essere in grado di leggerlo adeguatamente. Per questo motivo Il Saggiatore è di grande rilevanza nella fondazione del moderno concetto di scienza.

Galileo dedicò a nome di tutti gli Accademici dei Lincei il trattato al nuovo papa Urbano VIII, che l’autore conosceva fin da quando era cardinale e che era salito al soglio pontificio nello stesso anno 1623. Noto per l’apertura alle arti e alla scienza, papa Barberini mostrò di gradire molto il contenuto dell’opera.

Dal punto di vista letterario, è considerato l’opera più elegante e effervescente di Galileo, quella in cui si fondono maggiormente il suo amore per la scienza, per la verità e la sua arguzia di polemista.

Note tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Saggiatore_(trattato)

Dall’incipit del libro:

Io non hò mai potuto intendere Illustrissimo Sig. onde sia nato, che tutto quello, che de’ miei studi, per aggradire, ò seruire altrui, m’è conuenuto metter’ in publico, abbia incontrato in molti vna certa animosità in detrarre, defraudare, e vilipendere quel poco di pregio che, se non per l’opera, almeno per l’intenzion mia m’era creduto di meritare. Non prima fù veduto alle stampe il mio Nunzio Sidereo, doue si dimostrarono tanti nuoui, e merauigliosi discoprimenti nel Cielo, che pur doueano esser grati agli amatori della vera filosofia, che tosto si solleuaron per mille bande insidiatori di quelle lodi douute à così fatti ritrouamenti; nè mancaron di quelli, che solo per contradir’à’ miei detti, non si curarono di recar in dubbio quanto fù veduto à lor piacimento, e riueduto più volte da gli occhi loro. Imposemi il Serenissimo Gran Duca Cosimo Secondo, di Gloriosa memoria mio Signore, ch’io scriuessi il mio parere delle cagioni del galleggiare, ò affondarsi le cose nell’acqua; e per sodisfar’à così fatto comandamento, auendo disteso in carta quanto m’era souuenuto, oltre alla dottrina d’Archimede, che perauuentura è quanto di vero in effetto circa sì fatta materia poteua dirsi, eccoti subito piene tutte le stamperie d’inuettiue contro del mio discorso, nè auendo punto riguardo, che quanto da me fu prodotto fusse confermato, e conchiuso con geometriche dimostrazioni contradissero al mio parere, nè s’auuidero (tanto ebbe forza la passione) che ‘l contradire alla Geometria è vn negare scopertamente la verità.

Scarica gratis: Il Saggiatore di Galileo Galilei. Edizione Mascardi, Roma, 1623