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Nel 1881, nella Trieste sottoposta al dominio asburgico, Teodoro Mayer, un giovane di 20 anni, senza un soldo, concepisce il progetto di un giornale che rinsaldi nei suoi concittadini la consapevolezza di essere italiani, che sostenga la cultura italiana in tutte le sue manifestazioni.
Senza mezzi, riesce a stampare solo un piccolo foglio, che chiama appunto “Il Piccolo”. Ma è questo l’atto di nascita di un giornale che saprà far fronte a tutte le azioni volte a sopprimerlo, ed avrà un grandissimo sviluppo esercitando un ruolo importante nelle vicende dell’irredentismo. Questa la storia che Silvio Benco ci narra, con la vivacità di chi l’ha vissuta direttamente, sottolineando la coerenza, la correttezza, la sagacia con cui il fondatore Mayer ha saputo affrontare le difficoltà e fare del “Piccolo” di Trieste un grande giornale.
Sinossi a cura di Catia Righi
Incipit del libro:
Nel 1881, quando uscì a Trieste il primo numero del Piccolo, nulla era più facile che iniziare la pubblicazione d’un giornale; nulla più difficile che continuarla di là dalla prima settimana. Il conto di tipografia da pagarsi la sera del sabato era per lo più lo scoglio che sbigottiva il navigante o lo perdeva. Si parla sempre di giornali che non fossero politici: ché a voler pubblicare un giornale quotidiano, il quale intendesse anche soltanto sfiorare la politica, era necessario, secondo le prudenti leggi austriache del tempo, il deposito di una grossa cauzione di 6000 fiorini. Dieci anni di governo liberale in Austria, dal 1869 al 1879, non avevano toccato per nulla questa barriera messa alla stampa. Adesso governavano a Vienna i conservatori, col conte Taaffe alla testa; di buttar giù la barriera se ne parlava meno che mai.
Il pubblicare un giornale politico si considerava dunque privilegio di partiti cospicui, di persone danarose, e in prima linea del Governo stesso; farsi prestare i denari per la cauzione sarebbe riuscito altrettanto arduo che farsi prestare una somma per arrischiarla al giuoco. Invero la cauzione, per ogni più piccolo trascorso del giornale, veniva falcidiata e bisognava reintegrarla entro le ventiquattr’ore, o rassegnarsi a sospendere le pubblicazioni. Un tentativo di giornale povero non poteva adunque esser fatto che fuori della politica; e le idee politiche senza banchiere dovevano contentarsi di riviste o di foglietti saltuari esonerati dalla cauzione.
Scarica gratis: Il «Piccolo» di Trieste di Silvio Benco.