Nel 1859 Garibaldi lanciò una pubblica sottoscrizione per l’acquisto di un milione di fucili, che ebbe un grande successo, anche se i fucili raccolti non giunsero mai a destinazione, perché furono sequestrati dal governatore di Milano Massimo D’Azeglio.

 

Il breve testo qui pubblicato, datato Pistoia, 22 gennaio 1860, è firmato, con firma manoscritta, da Leopoldo Fedi che si definisce “Un quarto amico del popolo”, ed è un pamphlet rivolto contro coloro – i clericali – che diffondevano notizie secondo cui

«la guerra è contro la Religione; che i Liberali vogliono dare addosso al Papa e che il Papa scomunicherà chiunque dia un soldo per l’acquisto degli schioppi chiesti dal valoroso Generale Garibaldi».

L’autore non nega che le armi potrebbero venire usate contro le truppe pontificie, ma sottolinea che i Liberali sono contro il Papa nella sua veste di sovrano temporale, e non in quella di capo spirituale: come Papa gode il loro rispetto, ma come Re, il suo operato è giudicato negativamente, e non solo dai Liberali – sottolinea l’autore – ma da tutti i sovrani d’Europa, compresi gli imperatori austriaci e russi, che a loro volta sono campioni nell’opprimere i propri popoli.

L’autore difende il diritto dei Liberali di criticare il governo temporale del Papa, così come farebbero con qualsiasi altro sovrano.

Per quanto riguarda la scomunica, viene sottolineato che essa non può essere usata come strumento di repressione politica: si applica solo in ambito religioso e non può essere utilizzata per punire chi si oppone al potere temporale del Papa.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Un nostro Amico, giorni fa, disse a Voi, miei cari Popolani, che cosa è la bandiera tricolore, e che significano il bianco, il rosso e il verde. Disse che bisogna amarla e difenderla a tutti i costi quella bandiera, e che perciò un milione di schioppi non è troppo. Disse poi che la Indipendenza italiana non ha che far nulla colla Religione: e si rallegrò coi campagnuoli, i quali vennero quà a dare qualche lira per l’acquisto delle armi necessarie alla difesa della Patria.
Ebbe giusta ragione di rallegrarsi quel nostro Amico; ed anch’io mi sentii colmo d’allegrezza, allorquando vidi quella imponente moltitudine di persone concorrere a manifestare i propri sentimenti a luce meridiana e a dare pubblicamente, per l’amore della Patria, quel più che poteva dare. E poco mancò, la tenerezza non arrivasse alle lacrime, vedendo in processione ordinata e solenne, donne che escono di casa appena per la messa, uomini che di rado lasciano i traffichi o i campi, e Sacerdoti non soliti a imbrancarsi, e a mostrare il viso coram populo per tali faccende.
Quel concorso spontaneo, quell’insieme di popoli tranquilli e sicuri, mi parve una bella vittoria contro la menzogna sfacciata e la calunnia stolta; le quali si erano ingegnate di zufolare negli orecchi più facili: – che la guerra è contro la Religione; – che i Liberali, coll’aiuto di Vittorio Emmanuele, vogliono dare addosso al Papa; – e che il Papa alla fatta fine scomunicherà chiunque dia un soldo per l’acquisto degli schioppi chiesti dal valoroso Generale Garibaldi.

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