(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Il palco vuoto di Edward Phillips Oppenheim.

La vita di tre scapoli, uno scrittore, un pittore e un motorista, viene rivoluzionata dall’arrivo di una misteriosa ragazza, appena fatta uscita da un convento dal suo supposto «tutore». Costui viene ucciso in circostanze misteriose e lo scrittore è praticamente costretto ad ospitarla, dando così inizio a una serie di avvenimenti tesi a sottrarre la ragazza, Isabella, alla sua protezione.
Emerge l’antico e disperato amore del patrigno della ragazza, famoso e ricco attore, e l’appartenenza di Isabella a nobile e potente famiglia. Tra intrighi di corte e amori di artisti si giunge al lieto fine di questo romanzo giallo-rosa, tipico, nelle sue caratteristiche, della produzione del prolifico autore. Pubblicato anche, nel 1935, con identica traduzione e col titolo «La casa degli scapoli».

Sinossi a cura di Catia Righi e Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Numerosi fogli ancora intatti ingombravano la mia scrivania; l’atmosfera era satura di fumo di sigarette che aleggiava qua e là in nuvolette dense. Molte volte avevo intinto la penna nell’inchiostro per sorprendermi pochi minuti dopo a scarabocchiare pupazzi ridicoli sulla carta assorbente. Non era un buon principio per un uomo che cercava l’immortalità.
Dalla parte opposta della stanza mi pervenne un brontolío sfuggito al mio amico Mabane, il quale, vestito di una corta casacca nera, inqualificabile, e con la pipa in bocca stava industriandosi ad imbrattare una tela. Mabane era alto e biondo, con una massa di capelli ribelli che formavano la disperazione del suo parrucchiere; era uno scozzese dagli occhi azzurri; la bocca sempre pronta al sorriso rendeva piacevole il suo volto che altrimenti sarebbe stato quasi brutto. Anche lui era alla ricerca dell’immortalità.
— Comincia a far qualche cosa, per l’amor del cielo, Arnaldo – mi implorò. – Tu sei un incitamento vivente alla pigrizia. Il mondo è pieno di cose delle quali si può scrivere. Scegli e falla finita. Scrivi qualcosa, anche se più tardi dovrai stracciare tutto.
Mi volsi e guardai Mabane con aria di rimprovero.
— E tu, perché non tiri avanti con la tua oleografia commerciale e non mi lasci in pace, Aldo? – dissi. – Tu non comprendi le mie difficoltà. È semplicemente una questione di scelta. Il mio cervello è pieno d’idee […] ne trabocca. Ma voglio essere sicuro di scegliere la migliore.