Scritti e articoli del futuro fondatore del fascismo, tratti da vari quotidiani e riviste (Avvenire del Lavoratore, Avanguardia Socialista, La Lima, La Lotta di Classe, Il Popolo), nel periodo in cui stava per divenire un esponente di spicco del Partito Socialista Italiano.

Dall’incipit del libro:

L’organizzazione proletaria, se vuol vivere ed affermarsi, deve essere priva di morbose impulsività.
La dinamica sociale è lenta nel moto ascensionale verso forme evolute di vita per il fatto della contemporanea duplicità faticosa dell’opera sua: da una parte occorre distruggere tutto un passato d’ingiustizie, dall’altra urge preparare l’avvento di un futuro migliore.
L’ordine di cose oggi esistente non si muta d’un colpo, come vorrebbero certi utopisti, e come vorremmo del resto anche noi, se non fossimo umanamente sicuri di cadere nelle regioni del sogno.
La civiltà capitalista è la trasformazione operatasi coll’89 della civiltà medioevale, come questa è la trasformazione compiutasi col cristianesimo della vecchia società pagana. La borghesia è sorta sulle rovine del blasone dalla parte più attiva del terzo stato, come il socialismo è sorto e sorge dalla maggioranza immensa degli espropriati rappresentanti il lavoro, sulle rovine — sino ad oggi teoriche — degli ordinamenti politico-sociali fondati sulla proprietà individualista. Rovine teoriche ho detto poiché la critica ha precorso e precorre sempre l’azione demolitrice.

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