Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di SopraPensiero)
Pubblicato Il mercato delle voci di Giuseppe Adami.
Breve ma simpatica ed esauriente descrizione (probabilmente ancora abbastanza attuale) su come un artista del canto riesce ad ottenere una «scrittura»; viene delineata la figura dell’agente teatrale e le piccole meschinità delle agenzie, di livello più o meno rassicurante, e descritta la trepidazione e la frequente delusione del cantante, e di come si può aiutare tramite stampa un relativo successo.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Innegabilmente il colmo per un artista analfabeta è di avere una bella scrittura. Ma l’ottenere una bella scrittura è il sogno persistente, continuo, indistruttibile d’ogni artista anche non analfabeta.
Ora una scrittura si ottiene un poco per il valore intrinseco della merce cantante, e molto per l’abilità di chi rappresenta o tutela questa merce, ossia dell’agente teatrale.
Il pubblico ne sente parlare spesso. Sa che si formano delle compagnia liriche, si firmano dei contratti, si pagano delle percentuali. Sa che spesso la fortuna di un artista è nelle mani di questo individuo che agisce nell’ombra, ma costituisce l’elemento indispensabile al nascere o al divenire di chi si dà all’arte canora. Ma quale esattamente sia la funzione dell’agente, quali le sue attribuzioni, come si esercitino, a quale prezzo, entro quali limiti, sotto il regime di quali leggi particolari, non sa o sa male.
Avrete sentito spesso parlare di sfruttati e di sfruttatori, di favoriti e di combattuti, di fortunati o disgraziatissimi che devono appunto all’agente teatrale la loro gloria o la loro oscurità. C’è senza dubbio dell’esagerazione in tutto questo, ma c’è anche della verità. Nell’alta e bassa marea che circonda il mondo lirico navigano pesci grossi e pesci piccoli, uomini d’affare o uomini di malaffare, alla mercè dei quali devono abbandonare la loro sorte tutti quelli che dal teatro aspettano la gloria e le paghe.
Ma, generalmente, il funzionamento esteriore di questo complesso meccanismo che si chiama «l’affare teatrale» è assai più semplice di quello che a prima vista non possa sembrare.