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The Moonstone (La pietra di luna, tradotto varie volte in italiano anche con il titolo La pietra lunare, La maledizione del diamante indiano, Il diamante della luna) è presentato in questo e-book nella traduzione di Alfredo Pitta del 1933. Fu pubblicato a puntate nel 1868 sul periodico diretto da Dickens “All the Year round” e subito dopo in volume. È generalmente considerato il primo romanzo poliziesco in lingua inglese.
Insieme a Gaboriau, che negli stessi anni pubblicava L’Affaire Lerouge e Monsieur Lecocq, Collins è l’artefice, con questo romanzo, dell’avvio del percorso che va dal “romanzo poliziesco arcaico” al moderno “giallo”, pur conservando ancora tracce del romanzo-feuilleton popolare.
La “pietra di luna” del titolo è un diamante di dimensioni eccezionali che deriva il suo nome dal fatto che il suo posizionamento era in fronte a una statua del dio della luna degli Hindu. Era protetto da guardiani che si succedevano ereditariamente in questa loro mansione per ordine di Vishnu e si diceva che il suo splendore variasse in proporzione alla luminosità della luna.
Thomas Stearns Eliot, in veste di autorevole critico letterario scrisse:
«The Moonstone è il primo, il più lungo e il migliore dei romanzi polizieschi inglesi. Si può dire senza tema di sbagliare che quanto v’è di meglio e di più efficace nel racconto poliziesco contemporaneo si trova già in queste pagine. Gli autori moderni hanno aggiunto l’uso delle impronte digitali e altre bazzecole del genere, ma non hanno saputo far nulla che sorpassi né i metodi né la personalità del sergente Cuff. Egli è il detective perfetto. Quelli d’oggi sono o automi meravigliosi, ma senza carattere proprio, che si dimenticano appena chiuso il libro; oppure sono afflitti da caratteristiche eccessive, come Sherlock Holmes. Sherlock Holmes è talmente gravato di attitudini, di talenti, di peculiarità, da diventarne un personaggio quasi statico. Egli ci viene piuttosto descritto che non rivelato nelle sue azioni. Il sergente Cuff è una persona vera e viva non meno che attraente, ed è brillante senza essere infallibile.»
Non c’è dubbio d’altra parte che proprio il sergente Cuff sia il principale ispiratore di Sherlock Holmes.
La persistente popolarità di The Moonstone si giustifica con la straordinaria abilità con la quale Collins propone situazioni e personaggi tenendosi sempre lontano dall’esagerazione; al contrario ogni situazione e ogni frangente è sempre resa credibile per mezzo di una scrittura che appare “leggera” e forse per questo è quanto mai accattivante.
Collins offre quindi al lettore le avventure di una mente in pieno fermento. La tematica e la struttura narrativa di quest’opera prefigurano il genere che arriverà al successo nel corso del ’900. L’indagine è posta al centro della narrazione ed è intimamente legata a un investigatore con qualità di osservazione e deduzione, abbinate a qualità intellettuale e conoscenze specifiche. L’idea era già nel Dupin di Poe e fu certamente poi resa ancor più credibile da Conan Doyle.
L’altro aspetto innovativo di questo romanzo di Collins è il modello narrativo progressivo-regressivo: man mano che procede l’inchiesta e si approfondisce la conoscenza dei fatti si innesca anche una “regressione temporale” tramite la quale viene ricomposto pezzo per pezzo l’antefatto dell’impresa criminale con tutti quei dettagli che non potevano essere conosciuti dall’investigatore se non per mezzo della deduzione.
La tecnica narrativa era già stata collaudata da Collins in La donna in bianco del 1860. L’autore non si intromette direttamente nel racconto ma si affida a lettere, frammenti, relazioni. L’espediente che porta a questo andamento narrativo si trova nel fatto che uno dei protagonisti, Franklin Blake, si rivolge a quelli che ebbero a intersecare le loro vite con la vicenda del gigantesco diamante perché raccontino la loro esperienza e quello che ricordano della scomparsa della pietra preziosa, delle indagini che seguirono e di come vissero questi fatti. Nel prologo apprendiamo che durante l’assedio di Seringapatam, in India, l’ufficiale inglese John Herncastle si impadronì della “pietra di luna”, uccidendo i tre bramini che erano incaricati della sua custodia. Ma chiunque venga in possesso della pietra preziosa correrà sempre gravi pericoli, perché altri tre bramini subentrano immediatamente per recuperare il diamante e per riportarlo al suo posto originario. Alcuni anni dopo la proprietà del diamante passa per legato testamentario alla giovane Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Ma nella stessa notte il diamante scompare misteriosamente e la maledizione del diamante sembra prendere corpo. È qui che interviene il sergente Cuff, dopo alcune indagini goffamente condotte dalla polizia locale, trovandosi a dover dipanare un mistero insolubile per tutti ma non per lui, che si destreggia sagacemente per venire a capo dell’intricata matassa.
Per la sua struttura questo romanzo viene spesso additato come l’esempio estremo e stilisticamente perfetto del genere epistolare, portato in auge nel secolo precedente da Samuel Richardson.
Lo stesso Collins curò nel 1877 la versione teatrale. Le trasposizioni cinematografiche sono più d’una; forse la più interessante è quella del 1934 diretta da Reginald Barker. Da ricordare anche le serie televisive della BBC e quella italiana del 1972 con regia di Anton Giulio Majano. La traduzione di Pitta non sfigura affatto tra le versioni successive, come quella – ottima – di Pietro Jahier, e neppure tra quelle contemporanee di Franca Quasimodo o di Viviana Viviani.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Con queste righe, da me scritte in India, desidero di spiegare ai miei parenti d’Inghilterra le ragioni per le quali non sono stato con mio cugino Giovanni Herncastle in quei buoni rapporti d’amicizia che i vincoli di sangue esistenti fra noi avrebbero reso naturali. Il riserbo che ho mantenuto finora a questo riguardo è stato erroneamente interpretato da membri della mia famiglia della cui stima non posso disinteressarmi; e ad essi specialmente mi rivolgo, pregandoli di non dare il loro giudizio prima di aver letto questo breve racconto, i cui particolari, lo affermo sul mio onore, sono pura verità.
Le personali divergenze fra mio cugino e me sorsero durante un grande avvenimento di pubblico interesse nel quale entrambi ci trovammo coinvolti: voglio dire la presa di Seringapatam, avvenuta il 4 maggio 1799. Nell’accampamento inglese si facevano meravigliosi racconti sui tesori del palazzo del sultano di Seringapatam: ma quello che più di frequente ricorreva fra noi, nei giorni che precedettero l’assalto, si riferiva a un certo diamante di incalcolabile valore, del quale ora dirò la storia.
Scarica gratis: Il diamante indiano di Wilkie Collins.