(voce di SopraPensiero)

Pubblicato I vinti, ovvero Il genio oppresso di Carmela Baricelli.

Nella Genova di inizio secolo, due giovani figli di un industriale della carta, Bianca e Valerio, attraversano i problemi della loro giovinezza. Valerio è già scrittore di un certo nome, Bianca è una giovane donna studiosa e modesta.
Si trovano in improvvisa miseria per un colpo di testa del padre il cui socio, però, innamorato di Bianca, assiste al meglio la famiglia. Valerio però, orgoglioso, vende il manoscritto di quello che doveva essere il testo della sua definitiva affermazione letteraria ad un ambizioso nobile con smanie di scrittura ma senza talento. Questo episodio lo porta lentamente alla rovina, al disastro sentimentale e alla morte. Il tutto in mezzo agli intrighi e alle bassezze della nobiltà genovese e alle meschinerie della nuova borghesia emergente.
Il romanzo ha un seguito, che ha titolo Il poema venduto.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Giovanna, s’è alzato il babbo?
— Sì, signorina, erano le quattro, ci si vedeva appena.
— Ma […]. e non ha detto nulla? Non t’ha detto d’avvertir noi?
— No, del resto, non mi ha neppur vista; io ero in camera, stavo vestendomi, lo guardai dalla finestra.
— Strano, avrà avuto affari urgenti; tornerà a colazione.
— Preparo per tre, signorina?
— Per quattro, deve arrivare il signor Delfi; ciò che ti ho ordinato lo ricordi?
— Sì, signorina, per le dieci sarà pronto tutto.
La cameriera uscì; Bianca rimase alquanto pensosa. Orfana di madre sino dall’adolescenza, quindi da dieci anni circa, avendo ora ventitrè anni, aveva sempre avuto dal padre affettuoso tutte le cure, tutte le carezze. Egli, si può dire, non aveva segreti per lei: padrone di un discreto capitale, circa centottantamila lire, si era unito in società col Delfi, uomo probo, laborioso e dedito al commercio sino dalla gioventù. Essi conducevano insieme una cartiera, nella quale lavoravano centinaia e centinaia di uomini e donne, sì che quasi tutto il paese all’intorno ne risentiva i beneficii, perché ove c’è lavoro, c’è gente; ove c’è gente, si consumano prodotti alimentari e industriali; quindi, si fa più vivo il commercio e con esso il benessere economico e morale degli abitanti.