I viaggi di Mandeville (in inglese The Travels of Sir John Mandeville, conosciuto anche come Voyage d’outre mer) è un resoconto di viaggio del XIV secolo a firma di Jehan de Mandeville, tradotto in inglese con sir John Mandeville. Il presunto resoconto iniziò a circolare tra il 1356 e il 1366 probabilmente in lingua anglo-normanna.

L’opera appartiene al filone del viaggio inventato, apocrifo, cioè falsamente attribuito ad altri, diffusa poi in particolare nei secoli XVII e XVIII, sulla spinta delle grandi esplorazioni geografiche ma prima che prendesse piede un’autentica cultura scientifica dell’esplorazione.

Benché il racconto descrivesse in realtà un viaggio immaginario, fu creduto autentico per almeno due secoli. Il racconto raccolse una straordinaria popolarità, anche grazie alla traduzione in molte altre lingue: ceco, danese, olandese, irlandese. Molti esploratori successivi, tra i quali Cristoforo Colombo e Martin Frobisher, furono notevolmente influenzati da quest’opera, nonostante vi siano descrizioni di cose irreali e di natura fantastica.

Nella prefazione del racconto dei viaggi l’autore si definisce un cavaliere e afferma di essere nato e cresciuto in Inghilterra, nella città di St Albans. Si ritiene comunemente che “sir John Mandeville” fosse in realtà uno pseudonimo, forse di un francese, Jehan a la Barbe, o di altri.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/I_viaggi_di_Mandeville

Dall’incipit del libro:

Conciò sie cosa che la terra oltramarina, cioè la terra santa di promissione, fra tutte l’altre terre sia la più eccellente e la più degnia e donna sopra tutte l’altre terre, e sia benedetta e santificata e consecrata del prezioso corpo e sangue del nostro signiore Iesù Cristo; ivi gli piacque obumbrarse nella vergine Maria e pigliare carne umana e nutrimento, e detta terra calcare e circundare co’ suoi benedetti piedi: qui volle fare molti miracoli, predicare e insegniare la fede e la leggie a noi cristiani come a suoi figliuoli. E in questa terra singularmente volle portare chaleffi1 e strazii e soferire per noi molti improperi. E in questa terra singularmente si volle fare chiamare Re del cielo e della terra e dell’aere e dell’acqua, e universalmente di tutte le cose che si contengono in quelle, e lui medesimo si chiamò Re per ispezialitade di quella terra, dicendo: Rex sum iudeorum, perchè questa terra era in quel tempo propia de’ giudei. E questa terra s’aveva lui scielta fra tutte l’altre terre per la più degna e per la più virtuosa e per la migliore di questo mondo. Imperò ch’ella è il cuore e il mezzo luogo di tutta la terra del mondo, sì come dice il filosafo: le virtù delle cose stanno nel mezzo. In quella medesima terra volle il Re celestiale usare la vita sua e essere diriso e vituperato da’ grudeli giudei, e volle sofferire passione e morte per amor nostro e per riscuoterci e liberarci delle pene de lo ‘nferno e della orribile e perpetual morte per lo peccato del nostro primo padre Adam e Eva nostra madre; però che verso lui non aveva meritato male alcuno, imperò che lui mai non disse male, nè fece, nè pensò.

Scarica gratis: I viaggi di Gio. da Mandavilla, Volume I e Volume II.