Casti lasciò definitivamente la nativa Montefiascone intorno al 1760. Approdò a Roma e quasi subito fu accolto nella prestigiosa Accademia letteraria dell’Arcadia con il nome di Niceste Abideno.

Passato circa un anno, era pronta e subito pubblicata la sua opera I tre Giulj (Roma, 1762), una raccolta, che ebbe gran successo, di duecentosedici sonetti giocosi in endecasillabi tronchi, dedicata alla principessa Cecilia Mahoni Giustiniani (1).

Questa è la prima prova di Casti in un genere, la rimeria giocosa e d’occasione, destinata ai salotti eleganti, al quale l’autore resterà sempre fedele. Il tema è assai poco importante: le incessanti richieste di un amico creditore di tre Giulj (2) inducono l’autore prima a negare il risarcimento e poi a soddisfarlo componendo sonetti estemporanei.

Rispondendo, nella dedica, alle possibili critiche per un’opera di non grave profondità, l’autore avverte di aver comunque procurato

“in queste mie Poesie sparger di tratto in tratto alcune erudizioni, e riflessioni filosofiche, acció a me stesso, ed a’ Leggitori di giocondo ed erudito intrattenimento riuscir potessero. Sapendo io bene quanto sciocca, e ridicolosa sia la persuasione di chi tutto il vezzo di vaga e graziosa Poesia in altro consister non crede, che nel mentovare, sovente anche male a proposito, l’erbetta, e l’agnelletta, le quadrella, e la Pastorella.”

Peraltro

“Ma su via: in che si vorrebbe, che io m’impiegassi? in distendere Trattati di Scienze? Storie? Annali? Dissertazioni? Osservazioni? Critiche? Riflessioni? Dio buono! come credete Voi, che vi potessi riuscire?”

L’opera ha avuto numerose riedizioni. L’edizione qui riportata (del 1769), “Edizione Novissima”, ne riporta duecento ed è dedicata questa volta all’Abate Giovanbattista Luciani, amico e concittadino di Casti e segretario di un membro della Casa pontificia.


(1) Cecilia, unica figlia del conte irlandese James Joseph Mahony, era andata sposa, nel 1757, a Benedetto Giustiniani duca di Corbara, imparentato con la famiglia Ruspoli. Questo semplicemente per sottolineare che fin dall’arrivo a Roma, Casti era stato introdotto nelle più influenti famiglie romane.
(2) Il Giulio era la moneta in circolazione nello stato pontificio. Deriva il suo nome da papa Giulio II (1443 – 1513) che l’aveva creata a seguito di una riforma monetaria (1504) e fu coniata, con alcune variazioni di peso, fino al 1817.

Breve sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi

Il primo SONETTO:

Altri canti il valore, e la pietà,
E le guerre, ch’Enea nel Lazio fe:
Onde forse l’Impero, e la Città,
Che leggi poscia all’Universo diè.

Le grazie altri d’un volto, e la beltà,
Altri l’imprese de’ superbi Re:
Quei, che la Musa mia dettando va,
Non è l’orrido Marte, Amor non è.

Del mio canto il soggetto eccolo quì:
Crisofilo tre Giulj mi prestò,
E me li chiede cento volte il dì.

Ei me li chiede, ed io non glie li do,
E l’importuno Creditor così
In varie guise descrivendo vo.

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