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(voce di SopraPensiero)Pubblicato I numeri sacri nella tradizione pitagorica massonica di Arturo Reghini.
Si tratta dell’ultima opera scritta da Reghini prima della morte ed è finalizzata a riassumere lo sviluppo filosofico ed iniziatico dello studio dei numeri pitagorici. Fu pubblicata nel gennaio del 1947, sei mesi dopo la morte dell’autore, a cura dell’amico e discepolo Giulio Parise dalla casa editrice Ignis. In questo testo Reghini cerca di sviscerare i rapporti tra la numerologia fondata sopra le intuizioni pitagoriche, lo sviluppo delle tradizioni ermetiche e la massoneria. Già studioso attentissimo della geometria pitagorica, Reghini potè completare questo testo in circa due mesi.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Secondo quanto affermano concordemente gli antichi rituali e le antiche costituzioni massoniche, la Massoneria ha per fine il perfezionamento dell’uomo.
Anche gli antichi misteri classici avevano lo stesso scopo e conferivano la teleté, la perfezione iniziatica; e questo termine tecnico era etimologicamente connesso ai tre significati di fine, morte e perfezione, come osservava già il pitagorico Plutarco. Ed anche Gesù ricorre alla stessa parola, tèleios, quando esorta i suoi discepoli ad essere «perfetti come il Padre vostro che è nei cieli», sebbene, con una delle frequenti incongruenze delle Sacre Scritture, lo stesso Gesù affermi che «nessuno è perfetto ad eccezione del Padre mio che è nei cieli».
La definizione che abbiamo riportato sembrerebbe esplicita e precisa; eppure con una lieve alterazione formale essa ha subìto una grave alterazione nel concetto. Per esempio, il dizionario etimologico del Pianigiani afferma che il fine della Massoneria è il perfezionamento dell’umanità; e non soltanto molti profani ma anche molti massoni accettano questa seconda definizione. A prima vista può sembrare che perfezionamento dell’uomo e perfezionamento dell’umanità significhino la stessa cosa; di fatto si riferiscono a due concetti profondamente diversi, e l’apparente sinonimia genera un equivoco e nasconde una incomprensione. Altri adopera l’espressione: perfezionamento degli uomini, anche essa equivoca.