«A thing of beauty is a joy for ever» (John Keats, primo verso di Endymion. 1818)
amava ripetere Xenia Marina, “una cosa bella è una gioia per sempre”. Ne aveva fatto norma di vita nei momenti di difficoltà: ripensare sempre ai momenti belli, che resteranno comunque indistruttibili, vero estratto di resilienza.
I giorni della nostra vita fu pubblicato la prima volta nel 1955, tre anni dopo la morte di Xenia Marina Silberberg Sereni. Per quanto dichiarato dalla figlia Clara Sereni ne Il gioco dei regni (1993), si trattava di memorie private, scritte perché fossero di testimonianza per le ‘figliette’, per raccontare loro “il filo della storia esemplare”. La prima parte del libro è un diario in cui la narratrice, in parte in terza persona, ripercorre le tappe della sua vita con Emilio Sereni, sempre chiamato Mimmo. Non esiste la vita di Marina prima del loro incontro, avvenuto quando lei aveva 17 anni, e la narrazione termina quando chiude il suo arco temporale di vita. La seconda parte è una raccolta di lettere al marito, alle ‘figliette’, lettere di cui era molto gelosa. Resta oscuro come si pervenne alla pubblicazione.
Nel libro, quella che subito emerge è la relazione di reciproco amore e stima fra Xenia e Mimmo. Si è scritto anche di totale parità, ma in realtà questa parità all’inizio non esiste: per Xenia il marito è decisamente sopra il suo livello e lei si sente continuamente inadeguata, anche tra i fornelli. La parità Xenia la costruisce su sé stessa nel corso del tempo e nella prova delle difficoltà. Ricordiamo il racconto Lui ed io – ne Le piccole virtù (1962) – in cui Natalia Ginzburg, donna e scrittrice della stessa epoca e dalla stessa parte politica, si paragona al secondo marito, Gabriele Baldini. Xenia è ancora la gemma che vorrà e dovrà crescere, mentre Natalia, quando scrive Lui ed io, è una donna già sicura di sé, che ha già passato prove durissime e per la quale misurarsi con Baldini è un gioco. Per Xenia è un esame continuo, che dovrà superare.
Solo valutandosi giorno per giorno riesce a riconoscersi quel coraggio e quella forza d’azione e di animo, che Sereni aveva visto in lei da subito e che sua madre Xenia si augurava di averle trasmesso con il latte materno. È stato il legame con Sereni ad avviare la liberazione da miti e pregiudizi della donna impacciata e timida? È stata la forza interiore di fronte alle difficoltà, ereditata dalla madre Xenia e dal padre Lev? Coraggio e capacità di agire e resistere sono nel suo DNA? Sono frutto di un continuo lavoro su sé stessa? Comunque in lei matura una forte coscienza civile e politica e una profonda sicurezza di sé.
Ringrazio vivamente Catia Righi e Paolo Alberti con i quali abbiamo fatto un minuzioso lavoro per risalire al testo originale. Eravamo casualmente partiti nella digitalizzazione da una edizione del 1956, immaginando che si trattasse di una semplice ristampa, visto che l’opera, che poteva essere utile ad avvalorare un’immagine di donna forte del Partito, era stata considerata degna di essere resa disponibile in gran numero di copie. Infatti I giorni della nostra vita venne pubblicato nel 1955 in centinaia di migliaia di copie e divenne un best seller. Insieme al libro gemello per data, edizione e successo, I miei sette figli di Alcide Cervi, servì a diffondere un’immagine ideale della famiglia comunista. E divenne il fondamento per l’autobiografia femminista comunista e strumento per precisi codici di comportamento. Marina rappresenta la militante modello, nella quale ‘pubblico’ e ‘privato’ riescono a convivere.
Ma … sarebbe stato bello poter vedere il manoscritto originale. Come per il libro della madre Xenia Pamphilova Silberberg, ‘Im dorì – Con la mia generazione, riportato da Yakov Viterbo nel suo Xenia Pamphilov Silberberg : Storia di un’ebrea non ebrea (2003), sembrava che, nelle varie edizioni a stampa, ci fossero svariate lacune. È iniziato un lavoro di analisi, che , grazie a ricerche nelle biblioteche qua e là per l’Italia, ha permesso di rilevare differenze significative tra la prima e la seconda edizione.
E poi finalmente lo abbiamo trovato. Il manoscritto del libro è depositato a Firenze presso l’Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux. Abbiamo consultato direttamente le carte conservate con cura a Firenze. È stata una giornata di studio perfetta: Catia, Marina-Xenia nelle sue carte manoscritte ed io, accudite dalla gentilissima Dott.ssa Ambra Spaccasassi del Vieusseux. Naturalmente in questa edizione Liber Liber non verranno pubblicate eventuali nuove notizie frutto dell’analisi diretta del manoscritto, rispettando così totalmente la riservatezza nei confronti sia di Marina-Xenia sia delle sue parenti.
Riassumendo: I giorni della nostra vita fu pubblicato dalle Edizioni di cultura sociale nel 1955, tre anni dopo la morte di Xenia Marina Silberberg Sereni; vennero fatte 5 ristampe fino all’inizio del 1956. In quell’anno la pubblicazione passò ad Editori riuniti e da 227 pagine si passò a 125, con un’evidente riduzione del testo. Fin dalla prima edizione – ma forse la prefazione era stata affidata in prima istanza a Teresa Noce – era presente una prefazione di Ambrogio Donini, che non riproduciamo in questo ebook, essendo ancora coperta da copyright. Per quanto riguarda il libro di Marina-Xenia, pur essendo pubblicato postumo, secondo la legge se la prima pubblicazione avviene entro vent’anni dalla morte dell’autore, la durata dei diritti è di cinquant’anni. Il libro fu poi ripubblicato ad uso scolastico, ancora più ridotto, nel 1970 a cura di Giuseppe Favati.
Qui dunque offriamo alle lettrici e ai lettori l’edizione più completa possibile. Abbiamo notato comunque che anche questa prima edizione risulta pur essa ‘tagliata’ rispetto al manoscritto, anche se decisamente più ricca soprattutto di quei passi certamente più umani e nostalgici, nei quali si intravede una donna sì determinata, ma ‘normale’, con le sue insicurezze, ma anche con le sue riflessioni liriche e padrona di uno stile decisamente più letterario:
«Il viottolo volta bruscamente e ci troviamo all’improvviso su di un piccolo spiazzo in faccia al mare. A pochi passi da noi le case e i giardini di Torre del Greco si tingono di rosa sotto il sole che tramonta e un acuto odore di alghe sale dalle scogliere dove vengono a infrangersi piccole onde leggere.»
Altro passo tagliato dopo la prima edizione è la straziante descrizione della situazione di estremo disagio nello stanzone del carcere di Pisa in cui Mimmo, alla prima prova con le carceri del fascismo, e gli altri detenuti vengono alloggiati, nel transito per la destinazione definitiva; e ancora il racconto dei primi giorni della vita di Marina nel momento in cui resta sola con la figlia Lea, separata da Mimmo: il difficile viaggio da Portici a Roma, il primo colloquio, l’inseguimento a Pisa, un nuovo colloquio, tornare a Portici, chiudere la casa e con la piccola approdare a Roma, presso i genitori di Sereni. Tutto da sola, per la prima volta, nelle peggiori condizioni di vita e di spirito. L’arresto di Mimmo è avvenuto nel 1930: Marina ha 24 anni, Lea è nata l’anno prima.
E ancora ritroviamo nella prima edizione, che era andato perso / tagliato successivamente, il capitolo Nizza: la fame, due pagine dedicate al sogno di una colazione vera, con un fumante e cremoso caffelatte e accanto un piattino dove sono
«tante fette di pane, tante che non c’è neppure bisogno di contarle e si possono mangiare tutte; e sono imburrate, qualcuna leggermente salata, altre spalmate di marmellata di fragole, altre ancora con fettine di groviera o di parmigiano.»
fette di pane che nella colazione reale diventano «due fettine di filoncino di uno spessore costante che si aggirava sui quattro millimetri». E questa voglia di pane, tanto umana, tanto naturale, tanto raccontata dalla generazione che ha vissuto quei tempi orribili, ci fa vedere i contorni di un essere vivo, vero, non di un’eroina. Poi oltre alla militante coraggiosa, all’antifascista convinta, c’è la mamma. Nel capitolo Il compleanno di Marinella, anche questo tagliato dopo la prima edizione, Marina Xenia scopre i vicini, gente preoccupata per la propria sopravvivenza e per nulla interessata alla politica, tuttavia molto affettuosi con lei e le sue figliette, perché le “consideravano senza dubbio gente simpatica, anche se un pochino strana”. Dei tedeschi invasori pensano “che è gente che di ordine e di organizzazione se ne intende; abbiamo molto da imparare da loro.” Ecco allora che Xenia apre un dialogo, cerca di saggiare quanto può contare sul loro aiuto in caso di necessità. E scopre che, pur non avendo un credo politico, il suo credo politico, queste persone, accomunate a lei dalle sofferenze della guerra, della fame, delle difficoltà quotidiane, l’aiutano in ogni modo e “con entusiasmo”, anche a rischio della loro vita.
Recuperiamo dunque altri due capitoli della prima edizione: Roma – Torino 1944 e Milano 1944, con le rocambolesche avventure affrontate da Marina con le due piccole figlie per cercare di capire in quale carcere sia stato chiuso Sereni, quali siano le sue condizioni di salute, se egli sia ancora in Italia o se sia stato deportato in Germania. Avventure, raccontate con uno stile incalzante, coinvolgente, che hanno per scenario un’Italia in guerra, occupata dai tedeschi, in cui la paura è un sentimento ossessivamente presente, in cui nulla funziona più ed i trasporti di qualsiasi tipo sono pressoché inesistenti, ma dove ancora la gente più umile si dimostra la più generosa e solidale. Marina fa poi un quadro agghiacciante della Milano del 1944, dove ogni cosa è stravolta e dove, alla stazione, vedono per la prima volta un treno, con le porte dei carri-bestiame blindate, carico di giovani “rastrellati chissà dove e pronti oramai ad essere spediti in Germania come bestie”.
Alcune lettere, presenti nella prima edizione ed omesse poi, ci raccontano di affetti, di fragilità, di relazioni familiari e di villeggiature ‘normali’.
Al di là di come si voglia leggere quest’opera, al di là di tutti i significati ed i propositi che gli si sia voluti attribuire nel corso degli anni e delle temperie politiche, dal valore educativo a quello di testimonianza di un amore profondo che ha legato Xenia Marina e Mimmo per farne l’esempio perfetto della perfetta famiglia comunista, il libro ha un valore assoluto per i sentimenti e le sensazioni che fa vivere o rivivere in chi lo legge, perché il senso della resistenza di fronte all’ingiustizia, dell’angoscia rispetto all’ignoto, della ‘compassione’ con la persona che ci è entrata nell’animo e nel cuore, è veramente potente, veramente al di là di tutte le considerazioni politiche o storiche. E soprattutto il libro, con il recupero di tutti gli aspetti più umani e fragili di Marina Xenia accanto al racconto dei suoi momenti di forza, di tenacia e di resistenza, è, credo, la più vera testimonianza del suo essere donna, non una donna superiore, ma una di noi, e ci aiuta a capire che ognuna/ognuno può trovare la forza per superare le difficoltà.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del libro:
Seduta al tavolo di cucina di fronte a sua madre, Marina mangiava svogliatamente. S’era accorta subito che sua madre era agitata, come se avesse qualcosa di molto interessante da raccontare, e si trattenesse a stento. Ma a Marina non interessava affatto sapere di cosa si trattava, il mondo di sua madre da molti anni aveva cessato di occuparla; quello che apprezzava di piú in quel momento era il fatto che sua madre, distratta senza dubbio dai suoi pensieri, dimenticava di ripeterle le solite frasi, «prendi un altro po’ di formaggio! perché non mangi ancora un uovo?», che le procuravano quella sorda irritazione che non mancava mai di toglierle l’appetito.
Come ebbe inghiottito l’ultimo boccone e mentre stava ripiegando la salvietta, sentí gli occhi vivissimi della madre che la fissavano piú penetranti e piú vividi del solito.
Scarica gratis: I giorni della nostra vita di Marina Sereni (alias Xenia Silberberg).