In questo breve opuscolo del 1915, lo scrittore irredentista Scipio Slataper espone in maniera rigorosa ed obiettiva i motivi per cui, a suo parere, è necessario all’Italia ottenere dei confini politici che coincidano con i propri confini geografici. Senza mai citarla, in questo modo sostiene naturalmente la necessità dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria.

Slataper afferma la necessità per il Regno italiano di avere dei confini che siano facilmente difendibili, e questi oltre alle coste (per la difesa delle quali è necessaria una potente flotta), non possono che essere le Alpi, nei limiti già definiti in passato dall’impero romano, e successivamente da Napoleone.

La sua analisi spazia inizialmente su tutti i confini alpini, da quelli francesi a quelli svizzeri, per concentrarsi infine su quelli con l’Austria. La storia dell’Impero romano e del Regno Italico di Napoleone gli forniscono argomenti per sostenere le proprie tesi: il confine politico esistente assegna all’Austria un enorme vantaggio strategico, perché gli consente con poco sforzo in caso di offensiva di raggiungere decine di accessi alla pianura veneta, mentre al contrario un’offensiva italiana incontrerebbe subito un terreno montagnoso e fortificato. Proprio per questo, Slataper vede la necessità di raggiungere il confine geografico dell’Italia, che identifica nello spartiacque tra il bacino dell’adriatico e quello del Mar Nero. Una volta ottenuto questo risultato, l’Italia avrà un costo notevolmente inferiore per la difesa dei confini terrestri, e potrà destinare queste risorse allo sviluppo di una flotta che la protegga lungo le sue smisurate coste.

Dando per scontato il raggiungimento dell’obbiettivo sperato, Slataper affronta infine il problema delle etnie tedesche e slave che abitano i territori che verranno annessi al Regno d’Italia, e il suo punto di vista è originale, e nettamente diverso da quello che verrà poi realizzato dal regime fascista e che era – per esempio – caldeggiato da Luigi Barzini nel suo Una porta d’Italia col Tedesco per portiere, già presente in Progetto Manuzio. Eccone un esempio:

«In tutti i casi però se noi desideriamo che l’assimilazione avvenga e s’estenda il più possibile noi non dobbiamo far niente di artificiale per promuoverla. La volontà di snazionalizzazione è tanto bestiale e assurda che non solo non è riuscita mai in nessun posto, almeno nei tempi moderni, ma ha risvegliato di colpo e armato violentemente la necessità dell’irredentismo.»

Note biografiche a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Non c’è stato nè nazione in Europa che abbia un confine geografico così preciso e indiscutibile come quello dell’Italia; ma non c’è forse, nessun altro paese europeo così indifeso dalle sue frontiere politiche come il nostro. Le Alpi e il mare: il mare dovrebbe isolarci militarmente come un’isola; le Alpi dovrebbero coprirci almeno tanto da poter concentrare il massimo dei nostri sforzi per l’aumento della flotta. Ma anche se avessimo ‒ come dovremmo ‒ una flotta «inglese», Biserta e Corsica, Gibilterra e Malta, Pola e Cattaro ci accerchierebbero senza scampo. Le nostre Alpi poi sono quasi da per tutto come l’argine di un bacino d’irrigazione di cui austriaci, francesi, svizzeri tengano in mano le boccaporte. Dal Varo al Quarnero basta ch’essi aprano il ponte di S. Lorenzo, i varchi del Sempione, del Gottardo, del Lucomagno, del S. Bernardino, del Maloja, del Bernina, di Resca (Reschen), del Brennero, di Dobbiaco (Toblach), di Tarvis, del Predil, di Longatico (Loitsch) e tutti gli altri secondari, e la Liguria o la Lombardia o il Veneto sono allagati fino alla grande linea del Po. Noi non siamo padroni in casa nostra. Soltanto apparentemente abbiamo ricacciato i tedeschi al di là delle Alpi. Possiamo difendere il nostro paese sul Tanaro, sul Ticino, sull’Adige; ma la nostra frontiera militare è pur sempre quella del Po.

Scarica gratis: I confini necessari all’Italia di Scipio Slataper.