I bevitori d’acqua, apparso per la prima volta nella “Revue des Deux Mondes” nel 1854, composto pochi anni dopo la serie di racconti, pubblicati sul “Corsaire-Satan” tra il 1847 e il 1849 sotto il titolo Scènes de la vie de Bohème, appare come un testo decisamente più maturo rispetto a le Scènes. La prima traduzione italiana è del 1884 per i tipi di Sonzogno.
Nella sua vita Murger aveva avuto occasione di conoscere il gruppo dei buveurs d’eau e il racconto che ne fa in questo testo è di straordinario spessore e profonda sensibilità. L’opera è divisa in tre parti che illustrano tre aspetti della vita della piccola società, che l’autore definisce “petite église solitaire“: nella prima sono descritti i bevitori d’acqua, la vita del gruppo, le leggi che la regolano, come si possa entrare a farne parte; nella seconda viene raccontato un viaggio d’”istruzione” nel nord della Francia intrapreso da uno dei membri; la terza è dedicata ad analizzare più da vicino alcuni dei personaggi principali.
Al contrario di Scènes de la vie de Bohème, il testo è pressoché scevro da momenti ironici o satirici; la materia è trattata con rigore quasi scientifico nell’analisi delle relazioni dei bevitori d’acqua tra loro, dei loro rapporti con il mondo esterno, degli innamoramenti, delle amicizie, della sopportazione dello stato di estrema povertà, soprattutto della relazione tra loro, artisti, e l’arte sentita sempre come una fede e mai come un mestiere.
In questo sopratutto è la differenza tra i bohèmiens e bevitori d’acqua. I primi vogliono essere veri artisti, quindi amano il rigore e lo studio, ma cercano anche l’affermazione ed il riconoscimento della loro arte, anche a costo di qualche ‘prostituzione’ per sbarcare il lunario: un ritratto su commissione, un articolo fatto senza troppo crederci, la composizione musicale d’occasione. Amano l’arte ma anche la vita e le sue piacevolezze. I bevitori d’acqua non transigono su nulla: ogni cosa – l’amore, un minimo sollievo dalla povertà, la ‘svendita’ di un dipinto, l’amicizia… – deve essere sacrificata all’altare dell’Arte.
Le figure femminili in particolare in quest’opera sono descritte da Murger sempre come donne al livello dei loro compagni, se non migliori. Sono figure indimenticabili, dalla straordinaria e coraggiosa nonna dei due fratelli artisti ad Elena, ragazza determinata e moderna, a Clara, cultrice d’arte, amante ben più profondamente delineata delle grisette di Scene della vita di Bohème. Sono donne che non si perdono mai d’animo, che affrontano sempre le difficoltà restando femminili, generose ed umane.
Un’altra particolarità notevole di quest’opera è la pittoricità che permea ogni pagina; leggendo, si è in grado di ‘vedere’ l’azione come rappresentata su un quadro. Quelli in cui scriveva Murger sono gli stessi anni in cui si andava affermando l’impressionismo ed in fondo i temi trattati dall’uno spesso erano gli stessi ritratti dai giovani pittori, a partire dal normanno Eugène Boudin (1824 – 1898), famoso per i suoi paesaggi con cieli sconfinati, come quello che accompagna questa presentazione. Boudin fu di fatto uno degli iniziatori della formidabile rivoluzione operata dagli impressionisti; lo stesso Monet confesserà di essergli debitore per la sua capacità di vedere e di dipingere la realtà.
Murger è capace, soprattutto in quest’opera, di dipingere con la sua penna ritratti toccanti e vivissimi: notate il funerale del grande medico, i panorami marini del viaggio in Normandia, gli incontri sotto la pioggia, le scene di intimità domestica…
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del libro:
L’individuo che occupa il posto principale nel primo episodio, trascinato fin dall’adolescenza per relazioni di compagni, aveva voluto seguire la carriera delle arti malgrado l’opposizione della sua famiglia. Francis Bernier erasi dedicato alla pittura. In disaccordo coi genitori per questa ostinazione, i quali d’altra parte non erano in caso di sovvenirlo dei mezzi necessari durante il tempo dei suoi studii, egli non tardò a trovarsi in faccia di quella famosa vacca arrabbiata, che nel linguaggio del popolo è simbolo di miseria. Abituato all’agiatezza, vezzeggiato nella sua famiglia dalla tenerezza di una madre che preveniva i suoi bisogni e mostravasi con gioja docile ai suoi capricci, Francis non potè a meno di trovare il passaggio un po’ brutale allorchè si trovò abbandonato in balia di sè stesso. Ciò nonostante la piccola vanità, che, più dell’amor dell’arte, è la molla degli animi volgari ed il vero motivo delle vocazioni improvvisate, trattenne Francis nel momento in cui stava per ritornare indietro. Coloro che lo circondavano gli vantavano le attrattive di questa vita in braccio al caso, nella quale si trovava solo la vera indipendenza, e siccome Francis metteva in dubbio i vantaggi di una libertà che stava per farlo dormire a cielo scoperto e che lo costringeva a diminuire ogni giorno la sua razione, gli si fece capire che quella esistenza libera dalle schiavitù materiali era una sorgente inesauribile di poesia, un’atmosfera propizia allo sviluppo dell’immaginazione.
Scarica gratis: I bevitori d’acqua di Henry Murger.