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In questa raccolta di sonetti Giovanni Cena rivela tutta l’intima essenza della sua anima di poeta e del suo spirito di osservatore. Il concetto che informa Homo discende direttamente da Madre, da In Umbra, da Gli Ammonitori (versi i primi, romanzo l’ultimo che posero in evidenza le singolari attitudini di lui); anzi li completa; e, completandoli, offre la giusta misura per una valutazione più esatta del poeta.
Il Cena, per la quasi sempre felice contemperanza dell’inspirazione poetica coll’osservazione del mondo circostante, è riuscito a dare un’impronta spiccata ed originale alla sua produzione artistica. Homo ne è, finora, l’espressione più completa. Quale essa sia quest’espressione, é un po’ difficile a dire; fors’anco é ozioso il determinarla. La Musa del Cena (per chi conosce la sua produzione anteriore) rifugge dagl’impeti lirici, disdegna le vie dagli altri battute. Un austero pensiero di amore e di dolore vi domina: amore smisurato e profondo, e amaro come il dolore del mondo; dolore che irraggia dal mondo e che all’anima dà fremiti come di ineffabile amore.
Alcuni dei sonetti della presente raccolta riproducono efficacemente questo pensiero austero, che è come il motivo dominante della poesia del Cena. Il titolo del volume dice, nella sua spartana brevità, più che molte pagine di disquisizioni critiche: Homo. L’uomo, tutto l’uomo! Tutto, colle sue tristezze innunumeri, colle sue pochissime gioie… E se la poesia del Cena è triste e amara e sconsolata, è che l’uomo, se vuol essere sincero come il nostro poeta, è triste, essai triste, se ha cuore per comprendere ed anima per intendere tutto il dolore che intorno a noi, in mille modi e con mille voci, si agita, vive, c’insidia.
Sinossi tratta da “Lega navale. Mare nostrum“. Anno III n. 5 – Maggio 1907
Dall’incipit del libro:
Pare la terra ascendere, assorbita
nella luce. Tra il cuor del sole e il cuore
della terra, una forma sorge, a fiore
dell’esistenza e domina la vita.
Forma di piccoli esseri, che muore
dopo un giorno, e la cui mente è infinita.
Forza e bellezza intrecciano le dita
su le lor coppie e le corona amore.
E plasmando la terra a loro imagine
lanciano una dimanda al cielo muto,
là donde aiuto mai non venne o assenso.
Morrà la terra: a un urto la compagine
conflagrerà. L’argilla avrà vissuto.
Quel che fu, poco; quel che volle, immenso.
Scarica gratis: Homo di Giovanni Cena.