(voce di Luca Grandelis)

Se proprio volete capire come mai ancora oggi – nell’era dell’arma totale nucleare e degli slogan come «oggi le vere guerre sono quelle economiche» – la guerra continui a prosperare e a mietere vittime ovunque, ebbene, non domandatene al primo che capita. Chiedetelo piuttosto a Fabio Mini, autore di Perché siamo così ipocriti sulla guerra?, appena edito da Chiarelettere.
Mini, classe ’42, generale dicorpo d’armata e capo di stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa, laureato in Scienze Strategiche e in Negoziato Internazionale, ha partecipato personalmente alle missioni nei Balcani e in Kosovo, e ha svolto la funzione di addetto militare a Pechino: è la persona più adatta a svelare i retroscena delle tattiche sul campo e i risvolti politici e diplomatici delle guerre più recenti.
Nel suo racconto da testimone scopriamo le novità della guerra odierna: la guerra è sempre stata fondata sulla menzogna, sia per confondere i nemici, sia per prepararsi a tradire gli amici («tratta i tuoi amici da nemici, e i tuoi nemici da amici», recita un noto adagio militare), ma oggi – nell’epoca democratica della necessità del consenso – c’è bisogno di fare un ulteriore passo in avanti, dalla menzogna all’ipocrisia, «quel tipo particolare di inganno che ricorre alla simulazione di buoni sentimenti per approfittare della buona fede altrui e coprire i vizi propri» perché oggi la guerra richiede più che mai una giustificazione ideologica atta a nascondere ciò che più di tutto va nascosto: che la guerra è l’affare più grosso del mondo (non è un modo di dire: la guerra è il primo business al mondo per fatturato; solo al secondo posto, la pubblicità), al punto che negli ambienti dell’economia bellica si parla della «minaccia della pace» (la pace è per loro, evidentemente, il nemico numero 1; la pace per loro significa riduzione degli investimenti, della produzione, dell’occupazione ecc. Questo è comprensibile: quello che non lo è, è che noi continuiamo ad affidare a loro e alle loro «missioni di pace» l’obiettivo di raggiungerla; loro, che sono quelli che meno di tutti la vogliono).
Con lucidità ed imparzialità (per quanto è possibile rimanere imparziali di fronte allo spettacolo di chi si arricchisce massacrando) Mini ci conduce – con uno stile a cavallo tra l’aneddoto e il reportage, che non tace degli aspetti orridi (l’uso spregiudicato di armi vietate dalle convenzioni internazionali, lo sterminio di civili, il piacere incomprensibile che molti provano nell’uccidere) – nel mondo della guerra moderna, destinata a rimanere «infinita» fino a che non saremo in grado di distaccarci dalla sua immagine mediatica che ce la propina come una cosa normale. «Non è questa la normalità, neppure per chi è in guerra, e quindi dobbiamo rifiutarla» conclude il generale. È tempo di rovesciare l’altro bimillenario slogan militare, per proclamare a gran voce: «se vuoi la pace, prepara la pace».


Fabio Mini, Perché siamo così ipocriti sulla guerra? Un generale della NATO racconta, ed. Chiarelettere, 2012, pp. 84, euro 7.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.