Il breve testo che vi presentiamo è un racconto di Alexandre Dumas pubblicato a puntate su “L’Illustrazione Popolare” nel 1874. A quanto risulta dall’Opac SBN non esistono edizioni in volume del racconto.
La storia narra di sette stelle incaricate da Giove di vendere agli uomini le chiavi della felicità: spirito, virtù, salute, longevità, onore, piacere e denaro. Tuttavia, le stelle incontrano solo scherno, indifferenza e ostilità, dimostrando l’incapacità umana di riconoscere e apprezzare il vero valore di quanto offerto. L’ironia e la satira di Dumas mettono in luce la natura umana, evidenziando la stupidità, l’avidità e la superficialità che impediscono agli uomini di raggiungere la felicità.
La conclusione del racconto conferma il fallimento del piano di Giove, con Nettuno e Plutone che deridono la sua ingenua fiducia nell’umanità. La morale della storia è amara: la felicità, anche se offerta gratuitamente, viene rifiutata da chi non è in grado di comprenderla.
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
V’era una volta un Re che si piccava d’esser poeta.
Ma poichè non si può aver tutto in questo mondo, e tanto meno corona di diamanti e corona d’alloro al tempo stesso, questo Re era sì cattivo poeta, che quando sorgevano delle sommosse nei suoi Stati – ciò che succedeva qualche volta, e alla fine successe tanto spesso che questo Re finì per andarsene, – quando sorgevano, dunque, delle sommosse nei suoi Stati, dopo le tre intimazioni d’uso per disperdere gli insorti, il commissario saliva sur una tribuna che veniva trascinata dietro di lui a quest’effetto, e, a seconda del maggiore o minore accanimento della marmaglia, leggeva un’ode o due, o tre ed era molto raro che alla metà della terza ode, la sommossa, per intensa ch’ella fosse, non si trovasse dispersa e dissipata come per incanto.
Viaggiavo negli Stati di questo poetico monarca, e visitavo i monumenti curiosi del paese; perchè se quel Re non era un grande artista, era almeno un grande amico degli artisti.
Ora, visitati i monumenti, i palazzi, i musei, le pinacoteche, restavano le prigioni. Avrei voluto non visitare le prigioni, per lo studio delle quali non ho gran simpatia; ma avevo uno di quei ciceroni inflessibili che non vi fanno la grazia d’una pietra. Seguii il mio cicerone nelle carceri.
Il carcere della capitale del Re-poeta non aveva nulla di straordinario che lo distinguesse dalle altre carceri, se non che non aveva carcerati.
Scarica gratis: Gli astri viaggiatori di commercio di Alexandre Dumas.