Alfredo Gargiulo esprime la convinzione che D’Annunzio abbia vissuto un’intima tragedia: di natura fortemente sensuale, egli ambiva ad elevarsi al di sopra di questa sua fisicità, cercava vie d’uscita che gli permettessero di penetrare nell’animo umano (come i romanzieri russi e francesi) e di esprimere un pensiero profondo, una sua visione del mondo, e credette di trovare questa via d’uscita nel “superominismo”.

Ma questi tentativi, contrari alla sua natura, fallirono: nei romanzi e nei drammi si avverte l’astrattezza, la falsità, che troviamo anche in parte della sua produzione poetica. Dove D’Annunzio è grande – dice Gargiulo – è nell’Alcione, dove la sua eccezionale sensibilità visiva lo porta a una vera poesia della natura, dove il sentimento del poeta coincide con le vibrazioni mosse dai sensi (in particolare, ma non soltanto, vista e udito). Di questa autentica poesia nelle altre opere si trovano solo frammenti; mentre nel terzo libro delle Laudi questa vena sotterranea emerge limpidamente come per miracolo.

Sinossi a cura di Catia Righi

Dall’incipit del libro:

Nel 1879, stando ancora al Collegio Cicognini di Prato, Gabriele D’Annunzio, che aveva allora sedici anni, pubblicò i suoi primi versi: – All’Augusto Sovrano d’Italia Umberto I di Savoia nel XIV Marzo MDCCCLXXIX suo giorno natalizio. Augurii e voti dei giovani Vittorio Garbaglia e Gabriele D’Annunzio. – È una esercitazione scolastica su reminiscenze carducciane. L’anno seguente dava in luce un altro opuscolo di versi, In memoriam, per la morte della nonna. In questo, forse per la tenuità del tema del tutto familiare, non appariva influsso del Carducci: era scritto in un certo toscano prezioso (la lingua che il poeta trovò a portata di mano, per un soggetto intimo), e conteneva, invece, ricordi stecchettiani. Ma il D’Annunzio, allora, aveva già scritto il Primo vere; e da questo si deve partire per ravvisare il primo atteggiamento del suo ingegno poetico. Gli altri due saggi della sua musa giovanetta son cosa troppo tenue ed insignificante. Nel Primo vere il poeta originale, in verità, non si vede ancora; ma c’è in quella raccolta di versi qualcosa che anche serve per l’illustrazione dell’opera d’annunziana della maturità. Ebbe due edizioni, una nel ’79 e l’altra nell’80, molto diverse per il numero delle composizioni; giacchè la prima ne conteneva trenta, la seconda settantatre, di cui solo quattordici già apparse nella prima. Il numero molto grande dei componimenti nella seconda edizione si spiega col fatto che in essa furono compresi i Paesaggi e profili (all’acquerello), già annunziati dal giovane autore come una raccolta a parte.

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